La Premier League 2018-19 ha chiuso i battenti lo scorso weekend. Quella appena conclusa è stata una delle stagioni più emozionanti e più combattute degli ultimi anni e la corsa al titolo di Campione d’Inghilterra ha tenuto con il fiato sospeso milioni di tifosi fin all’ultima giornata. Ma alla fine è stato il Manchester City a laurearsi campione, con il Liverpool che nonostante 97 punti in classifica, una sola sconfitta in campionato e la miglior difesa del torneo, si è dovuto accontentare del secondo posto. I Reds avranno però l’opportunità di rifarsi nella finale di Champions League del Wanda Metropolitano che li vedrà opporsi ad un’altra squadra inglese, il Tottenham di Mauricio Pochettino, nel tentativo di concludere una stagione entusiasmante con un nuovo titolo in bacheca.
Se parliamo di sorprese ed entusiasmo impossibile non parlare di chi, in Gran Bretagna, per larghi tratti del campionato ha fatto divertire e gioire i propri tifosi, esprimendo un gioco spumeggiante, intraprendente e di personalità. Stiamo parlando della vera rivelazione della Premier League, il Wolverhampton di Nuno Espirito Santo.
DALLE STALLE ALLE STELLE
Il titolo di questo paragrafo non contiene nessun errore ortografico. Sì, perché la storia recente del Wolverhampton affonda le proprie radici nella doppia retrocessione dalla Premier League alla League One del 2014, che porta la squadra inglese ad affrontare una crisi sportiva e societaria senza precedenti. L’ultima volta che i Wolves avevano partecipato alla terza serie nazionale correva l’anno 1989-90, calcisticamente parlando una vita fa. Eppure, senza quello scossone probabilmente oggi non staremmo qui a parlare della loro rinascita, che a dirla tutta più che una favola sembra aver assunto le sembianze di una solidissima realtà sportiva. Il vero progetto del Wolverhampton ha origine nel 2016, quando una crisi economica dettata dalla fine del famoso paracadute finanziario derivante dalla retrocessione della Premier League, colpisce la vecchia proprietà inglese.
Ed è in questo momento che interviene un uomo che ha tutte le caratteristiche di un lupo, manco a dirlo. Vero e proprio deus ex machina di questo Wolverhampton: Jorge Mendes. Il procuratore portoghese, fondatore di uno dei gruppi d’agenzia più importanti al mondo, GestiFute, intravede in Inghilterra e in particolare nella traballante situazione societaria del Wolverhampton, l’opportunità giusta per entrare con prepotenza nel ricchissimo mondo del calcio inglese. Tramite Peter Kenyon, ex dirigente di Chelsea e Manchester United, entra in contatto con Guo Guanchang, proprietario di uno dei più grandi fondi cinesi, Fosun, e lo convince ad acquistare la squadra. D’altronde le possibilità di ricavi sono enormi e quando di mezzo ci sono soldi, tanti soldi, Jorge Mendes occasioni del genere non se le fa mai sfuggire. Così come accaduto con altre proprietà, Valencia e Benfica in primis, anche il Wolverhampton entra a far parte della lunga scuderia di squadre sotto l’ala protettiva di Mendes.
Helder Costa, Ivan Cavaleiro, Diogo Jota, Ruben Neves, Rafa Mir e soprattutto Nuno Espirito Santo. Sono questi alcuni dei nuovi nomi che con l’approdo della nuova società cinese hanno raggiunto l’Inghilterra. Tutti portoghesi, o quantomeno tutti gestiti da GestiFute. L’obiettivo della proprietà cinese è infatti quello di raggiungere la Premier League immediatamente, e la rosa allestita a settembre 2017 è evidente sia qualcosa di irraggiungibile per le altre pretendenti al titolo, come Cardiff o Fulham. La conquista della Championship è stato il primo passo di un percorso che vede i Wolves migliorarsi partita dopo partita, sotto la sapiente e geniale guida del suo allenatore: Nuno Espirito Santo.
IL CALCIO COME FILOSOFIA
L’incredibile cavalcata dello scorso anno, culminata con il trionfo in Championship con ben 99 punti, e la maestosa stagione appena conclusa al 7° posto in Premier League ha un nome e un cognome ben preciso. Nuno Espirito Santo, un allenatore che vede il gioco del calcio come una grande espressione filosofica. Cresciuto seguendo due maestri niente male, Josè Mourinho e Andrè Villas-Boas, l’uomo artefice della favola dei Lupi ha messo al centro del proprio progetto il saper passare bene il pallone, binomio tra corsa e palleggio, verticalizzazioni e la determinazione ad aiutare i propri compagni. Appena arrivato in Inghilterra Nuno Espirito Santo ha fatto disegnare sui muri della palestra all’interno del centro sportivo di Compton due scritte per niente banali: “Stay humble” e “Protect the team“. Rimanere umili e difendere la squadra, dogmi della filosofia di Nuno, emblematiche del metodo di lavoro condotto dall’allenatore portoghese. Il pensiero calcistico del tecnico lusitano si è evoluto nel corso della sua carriera. Ma sono sempre stati piuttosto evidenti alcuni tratti guardiolistici che lo hanno contraddistinto fin dalla sua prima avventura al Rio Ave, portata per la prima volta nella sua storia in Europa. Sì, è importante saper gestire un gruppo, è altrettanto importante parlare di numeri, statistiche e moduli. Ma ciò che fa, per Espirito Santo, di una squadra una grande squadra è la ricerca di una filosofia di gioco chiara, identitaria, ben riconoscibile. Ciò che, forse, ha maggiormente sorpreso i colleghi d’oltremanica è stata l’incredibile abilità nel trasmettere fin da subito le proprie idee, il proprio credo calcistico, in un paese in cui il pallone viaggia a velocità ben differente rispetto a Portogallo e Spagna. E risultati alla mano, il lavoro condotto dall’ex tecnico di Porto e Valencia è stato di notevole fattura.
Vincere in Inghilterra alla prima esperienza in panchina non è affatto facile. Figuriamoci farlo con un modo di giocare tutto tuo e diverso rispetto al canonico calcio fisico e burbero della Championship. Il grande merito di Nuno Espirito Santo è stato infatti quello di voler vincere senza adattarsi a nessuno, di divertirsi in campo e soprattutto lasciando l’anima sul rettangolo verde. Il 3-5-2, o il 3-4-3 a seconda dei casi, sono stati i moduli di gioco che hanno marchiato immediatamente la filosofia del tecnico portoghese.
A partire dal portiere, il portoghese Rui Patricio, numero uno della Nazionale lusitana campione d’Europa del 2016. Arrivato questa estate dallo Sporting Lisbona, Rui Patricio è spesso il primo costruttore di gioco, seppur in maniera parziale. La manovra di gioco, infatti, prevede sì tante verticalizzazioni e tanti lanci lunghi – media di 68 long ball a partita – ma è spesso frutto della buona fase di impostazione che parte dai tre centrali difensivi: Boly, Coady e Bennett. Fondamentale nell’economia del gioco dei Wanderers è la corsa dei due quinti di centrocampo: Jonny da una parte e Doherty dall’altra hanno spesso creato pericoli in avanti, senza disdegnare più di tanto la fase difensiva.
Il cuore della manovra dei Lupi passa inevitabilmente dai piedi e dalla testa dei due giocatori che meglio incarnano lo spirito del gioco del loro tecnico: Ruben Neves e Joao Moutinho, belli da vedere, tecnicamente di un altro pianeta, intelligenti tatticamente ma più di tutto maledettamente efficaci. Entrambi portoghesi ed entrambi assoluti protagonisti della grande stagione del Wolverhampton, arrivato 7° in classifica e con l’occasione di sperare di giocare la prossima europa league. La coppia Neves-Moutinho è stata, nel corso del stagione, un fattore chiave del gioco della squadra inglese. Equilibrio, tecnica, visione di gioco, tiro dalla distanza e una naturale predisposizione al sacrificio sono tutte le caratteristiche che hanno reso la formazione di Nuno Espirito Santo una maledizione per tutte le big d’Inghilterra.
L’AMMAZZAGRANDI
Trovare una squadra che ha battuto almeno una volta le quattro finaliste europee non è proprio un compito facile. Eppure in Inghilterra il Wolverhampton è stato in grado di battere Liverpool e Tottenham, finaliste della Champions League, Chelsea e Arsenal, che invece si contenderanno la prossima Europa League. I Wolves hanno battuto dapprima il Chelsea 2-1 e poi eliminato il Liverpool dal terzo turno di FA Cup. Dopo Natale a cadere è stato prima il Tottenham sconfitto a domicilio 2-1 e poi ad aprile l’Arsenal, sempre 2-1. 14 punti in otto partite contro quattro delle big six del calcio inglese, risultati emulati solo dal Manchester City, l’unica formazione ad aver ripetuto gli stessi risultati del Lupi del Molineux.
IL FUTURO
Prima ci eravamo fermati ad elogiare il grande lavoro svolto dal reparto difensivo e da quello di centrocampo. Ma per vincere, lo sappiamo, è necessario che la palla entri in porta. Il capocannoniere della squadra è il messicano Raul Jimenez, attaccante classe ’91 da poco riscattato per 38 milioni di euro dal Benfica. Prima dell’avventura in Premier per Jimenez, in realtà, segnare non era sempre stato così semplice. Ma una volta giunto nelle West Midlands l’attaccante messicano ha iniziato a realizzare reti su reti, 13 in totale in campionato. Alle sue spalle giocano spesso Diogo Jota, mezzapunta portoghese autore di 9 gol in Premier, e Adama Traorè, che si è di solito giocato il posto da titolare con altri due portoghesi: Helder Costa e Ivan Cavaleiro.
La prima stagione in Premier dopo sei anni ha riservato grandi soddisfazioni. Il settimo posto potrebbe voler dire Europa League – è necessario che il City batta il Watford nella finale di FA Cup – e i margini per poter migliorare sempre di più ce ne sono. Un aspetto sul quale Nuno Espirito Santo potrà e dovrà lavorare sarà proprio la fase offensiva. La sensazione è, infatti, che la squadra possa ancora migliorare sotto porta: gli xG (expected goals) parlano infatti di 53 gol di fronte i 47 effettivi. Il Bournemouth, ad esempio, che ha chiuso al quattordicesimo posto e con 12 punti di svantaggio, ha realizzato 9 reti in più ed è superiore anche il numero di xG, pari a 58. Un dato da analizzare che sottolinea come sul mercato, evidentemente, qualche rinforzo in avanti debba arrivare.
A proposito di reti fatte, una considerazione interessante può riguardare il numero di reti segnate nell’ultimo quarto d’ora. Con 17 reti realizzate dal 76′ minuto, i Wolves si collocano dietro solo a Liverpool, Chelsea, Arsenal e Tottenham. Ancora una volta quattro fab four, segno evidente che per fare il salto di qualità basta poco. Il riscatto di Raul Jimenez è orientato in questa direzione, e la permanenza di Ruben Neves, uno dei migliori centrocampisti dell’intero campionato, potrebbe essere altrettanto importante per dare a Nuno Espirito Santo la possibilità di lavorare per bene sulle qualità di potenziali campioni. In entrata potrebbe arrivare un difensore, si parla molto dell’ucraino Vida, cercato in passato da Inter e Roma; di un centrocampista di spessore, come Morgan Sanson del Marsiglia, e di un attaccante, con il nome di Andrè Silva in prima linea.
Al di là di tutto è impossibile non apprezzare il grande lavoro svolto fin qui da tutta la società. In pochi anni si è passati dalla crisi economica allo spettacolo della Premier League, il tutto grazie a un tifo caldissimo, ad una programmazione seria e razionale e ad un modo di vedere il calcio fuori dal comune. Il Wolverhampton è tutto questo, the Wolves of West Midlands.