Leao: “Resto al Milan, vogliamo vincere l’Europa League”

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Rafael Leao ha ufficialmente presentato il suo libro “Smile” che racconta la gioia che gli sta trasmettendo il gioco del calcio. Per l’occasione, il 10 del Milan ha concesso una lunga intervista esclusiva al Corriere della Sera. Ospite in redazione, l’esterno portoghese ha raccontato a pieno le sue esperienze calcistiche, confermando la volontà di rimanere con i rossoneri. Inoltre ha sottolineato l’importanza di Ibrahimovic nel suo percorso di crescita ma ha anche approfondito delle problematiche legate al mondo social quando si è sotto i riflettori. Di seguito le dichiarazioni.

LE PAROLE DI LEAO

SORRISORacconto me stesso. Ho solo 24 anni, so bene che c’è ancora tanto da scrivere, soprattutto come calciatore. Vorrei spiegare ai miei fan chi sono davvero. E perché sorrido. C’è gente che non ha l’acqua per bere. Quando puoi camminare, hai da mangiare, magari hai qualcuno che ti vuole bene, la vita è “smile”. Io ho tutto, ho anche di più, Dio mi ha dato un dono e io gli sono grato. Il mio lavoro è giocare a pallone, ho coronato il mio sogno di bambino. Come potrei non sorridere?”.

VINCEREPer crescere devo vincere cose importanti, come la Champions o l’Europa League. Le cose belle si dimenticano troppo velocemente, quindi bisogna vincere ogni anno, il più possibile. Quando sei al Milan devi farlo, non è una scelta, è un dovere. Per lasciare il tuo nome nella storia. L’Europa League? Ci sono molte squadre forti, ma abbiamo in testa un’idea chiara: arrivare in finale e vincere. La 10 mi dà una forza in più. Il numero 10 è il calcio”.

RESTO AL MILAN – “Il mio futuro è al Milan. Sono qui e ho ancora un contratto di quattro anni. Il Milan mi ha aiutato quando ero in una situazione difficilissima, mi è stato vicino. Io non dimentico, sono leale. Sono arrivato da ragazzino, qui sono cresciuto come uomo e come calciatore. Voglio vincere ancora, la mia testa è qui“.

IBRAHIMOVIC  FONDAMENTALE PER LEAO “Io non sono un genio. Però Ibra ha fatto alzare tanto il mio livello. Mi parla di tutto, non solo del calcio. Avevo bisogno di lui: mi ha aiutato non solo come calciatore, ma anche come uomo. È molto importante per me. Lo era quando giocava, lo è anche adesso”.

PROBLEMI CON I SOCIAL“Essere un privilegiato non significa che la vita è sempre stata facile. E non significa essere incapaci di soffrire. I social sono pericolosi, non è un mondo positivo. Troppo odio, troppe cattiverie. Le cose che so non le ho imparate lì. Li uso perché devo averli per il mio lavoro, però non mi piacciono. Si sorride poco sui social. Manca spesso l’educazione in famiglia, a scuola. L’insulto razzista? Lui non sa nemmeno cosa ha fatto. E questo è un problema: i razzisti spesso non si rendono nemmeno conto di essere razzisti“.