Ci sono alcuni paesi e villaggi del Brasile che non hanno una chiesa, ma non ne esiste neanche uno senza un campo di calcio.
Le parole di Eduardo Galeano, un intellettuale prestato al mondo del pallone , sono la pietra miliare per capire il paese verdeoro. Cercando la parola contraddizione sul vocabolario, è probabile trovarvi citata la patria di Senna e Pelé. Può mancare tutto, dai soldi alla salute, ma non può esistere un lembo di terra abbastanza grande che non possa ospitare due porte, anche se solamente disegnate, e dei ragazzi che inseguono una palla, a prescindere dal materiale con cui è fatta.
ORIGINI
Deve essere stato così anche a Dois Riachos, un villaggio di 10 mila anime nel nord del paese, vicino Recife, una delle zone più povere e desolate del Brasile. Qui, il 19 febbraio del 1986, ha inizio una storia di dedizione, passione e amore per il gioco del calcio. Qui, inizia a prendere forma il sogno della più grande calciatrice della storia, Marta Vieira da Silva, per tutti Marta. Una storia di talento e resilienza, forza e determinazione, iniziata con l’abbandono da parte del padre ai danni suoi e dei suoi quattro fratelli, quando ancora deve compiere due anni. Ostacolata da una cultura maschilista che vietava alle donne di praticare lo sport più popolare del pianeta.
Marta, al tramonto di una carriera straordinaria, è un simbolo, sia dentro che fuori dal campo. A livello sportivo, come eroina e fonte di ispirazione per tutte quelle bambine e ragazze che sognano di poter vivere grazie al futebol. A livello umano, invece, come paladina della lotta contro le disuguaglianze tra i generi. La sua battaglia per sensibilizzare la parità di diritti e trattamento tra uomini e donne nel mondo del calcio, soprattutto a livello salariale, ha contribuito a diffondere un nuovo modo di pensare nelle diverse federazioni. La sua influenza sociale, l’ha portata a essere nominata Ambasciatrice di Buona Volontà dell’ONU.
La storia calcistica di Marta è semplicemente unica. In Brasile, inevitabilmente, è venerata e considerata come una delle figure principali dello sport nazionale. Una vera e propria leggenda, al pari di O’ Rey e Ayrton Senna. Non a caso, è stata la prima donna a vedersi dedicata un’area all’interno del Museo del Maracanà, oltre a ricevere l’onore di entrare a fare parte, nel 2018, della Hall of Fame, con conseguenti impronte lasciate insieme a quelle di Zico e Pelè.
TALENTO PURO
All’età di 14 anni il suo talento precoce viene notato. Marta, insieme ai suoi familiari, si trasferisce a Rio de Janeiro. Il Vasco da Gama, club storico, decide di puntare su di lei. Eppure, il Brasile, nella sua vastità immensa, le sta stretto. Nel 2004, appena maggiorenne, vola in Europa, stabilendosi in Svezia, all’Umea, con il quale vince quattro volte il campionato e una Coppa Uefa. I numeri, pazzeschi, fanno registrare 111 reti in 103 partite disputate.
Il suo volo, ormai libero, prosegue negli States, tra LA, San José e New York, continuando a vincere e segnare. Nel mentre, le incredibili tappe al Santos, dove in appena 26 incontri segna 39 volte, dove conquista uno scudetto e una Copa Libertadores. Poi, ancora una tappa nel Vecchio Continente, a Rosengard, famosa per essere il quartiere dove è nato e cresciuto Zlatan Ibrahimovic, infine di nuovo in America, a Orlando.
RECORD
I successi più impattanti e importanti di Marta, tuttavia, sono quelli legati alla maglia verdeoro, con cui vince quattro volte la Copa America, due volte i Giochi Panamericani e ottiene due argenti alle Olimpiadi. In nazionale il bottino recita 113 reti in 137 partite, numeri che la issano al primo posto della classifica marcatori della seleçao, tanto maschile quanto femminile. Record che si rincorrono, descrivendo la grandezza del personaggio. Il 18 giugno 2019, durante il Mondiale francese, realizza la rete numero 17 della sua storia nella Coppa del Mondo, superando Miroslav Klose. Individualmente, il palmarès è altrettanto straordinario. Marta, nel corso degli anni, ha vinto cinque FIFA Women’s World Player of the Year, un Best Fifa Women’s Player e un Pallone d’Oro.
Tecnicamente sublime, Marta abbina il killer instinct della preda d’area di rigore al talento cristallino che le consente di danzare sul pallone. Dribbling, giocate sopraffine e degne di una prestigiatrice. Mancina naturale, calcia divinamente, da vicino e da lontano. Ha visione, profondità e tempi di inserimento impeccabili. Glaciale dagli 11 metri e abile su calcio piazzato. Marta è completa sotto ogni punto di vista, anche quello del carisma e della leadership.
Simbolo, bandiera, fonte di ispirazione. Marta ha rappresentato, rappresenta e rappresenterà un punto di riferimento, calcisticamente e umanamente. Una figura storica e fondamentale per comprendere quanto il calcio femminile possa aderire al concetto di bellezza. Una leggenda contemporanea.