Adli: “Pioli mi aveva detto di andarmene, ma è cambiata una cosa. Ibra? Mi diceva sempre di tacere e lavorare"

single

In vista della gara di ritorno dei playoff di Europa League che vedrà il Milan affrontare il Rennes, Yacine Adli si è raccontato in una recente intervista, rilasciata al quotidiano francese, L’Équipe. L’ex centrocampista del Bordeaux ha ripercorso le tappe della sua avventura in rossonero: dall’arrivo, momento in cui ha attraversato momenti durissimi, fino ai giorni d’oggi dove, per una serie di ragioni, ha potuto mettere in mostra le proprie qualità sotto l’occhio vigile di Stefano Pioli e Zlatan Ibrahimovic, quest’ultimo definito come “uomo straordinario e valore aggiunto“.

MILAN, L’INTERVISTA AD ADLI

ARRIVO AL MILAN – “Ero giovane ed esposto. Sono molto maturato. Ciò che mi ha colpito di più arrivando al Milan è stata la forza dell’istituzione”.

ASPETTO TATTICO – Mai dubitato della mie qualità, perché non ero messo male negli allenamenti. Secondo l’allenatore, dovevo fare un salto tattico, come tutti i giocatori che arrivano in Serie A”.

SCARSO IMPIEGO – Dovevo migliorare in difesa. E poi, al ruolo di trequartista c’erano Brahim Diaz, che stava facendo bene, e Charles De Ketelaere, che era stato il grande acquisto dell’estate. Ero in fase di apprendimento e gerarchicamente dietro di loro. Era difficile conquistare il mio posto in campo. Non ho mai mollato agli allenamenti e l’intensità era massima ad ogni sessione. Non ero nella lista della Champions League e quindi a volte mi allenavo da solo, con un preparatore. Dovevo essere pronto per ogni eventualità. Avevo un buon rapporto con tutti, avevo un peso nello spogliatoio, ero un punto di riferimento, anche se giocavo poco”.

PIOLI – “I dirigenti erano contenti del mio impegno e volevano che rimanessi. Anche il discorso di Pioli era simile, non ho mai avuto problemi con lui, rispettavo le sue scelte come allenatore e l’uomo è sempre stato onesto. Ha adottato un nuovo sistema con un mediano e due centrocampisti centrali. All’inizio della stagione, mi ha detto: ‘Abbiamo fatto altre scelte, devi trovare una via d’uscita’. L’ho ringraziato per la sua onestà e gli ho detto che poteva contare sulla mia serietà fino alla mia partenza. Ma poi sono rimasto nel gruppo perché lavoravo duro, preparavo i titolari e l’allenatore mi ha persino portato in tournée negli Stati Uniti. Lì, mi ha detto che il club stava cercando un mediano difensivo ma pensava che potessi dire la mia. Gli ho risposto che avevo già giocato in quella posizione anche se non sono nemmeno sicuro che sia vero”.

RAPPORTO CON IBRA – “Sono abbastanza vicino a lui. Chiunque lo conosca ti dirà che è un uomo straordinario e sicuramente un valore aggiunto nella vita di qualcuno. Riesce a analizzare bene le cose e a dare consigli mirati. Lo faceva da giocatore ed è naturale farlo da dirigente. Zlatan mi diceva: ‘Taci e lavora, arriverà’. Ed è successo”. 

GIROUD – “Una fonte di ispirazione? Certamente, è sempre stato messo in discussione e ogni volta ha dimostrato carattere e si è mantenuto ai massimi livelli. È un esempio di determinazione e perseveranza“.

ElioE
Scritto da

Elio Granito