Tre giorni fa Erik Lamela è stato premiato con il FIFA Puskas Award 2021, assegnato ogni anno dal 2009 al calciatore, o alla calciatrice, che ha realizzato il gol più bello nel corso dell’ultima stagione. La rete messa a segno dal giocatore argentino è quella che, nel marzo 2021, portò in vantaggio gli Spurs nel North London Derby contro l’Arsenal. La partita finì 2-1 in favore dei Gunners ma quel match, ed ora possiamo dirlo con certezza, rimarrà nella storia per il gol di rabona di Erik Lamela. Sì, proprio di rabona.

L’IMMENSA QUALITÀ DEL COCO

In realtà El Coco, come venne ribattezzato ai tempi della Roma, in passato ha già segnato in questo modo. Lo ha fatto nel 2013 in una modestissima e noiosa gara di Europa League contro l’Asteras Tripolis, resa spumeggiante e memorabile esclusivamente dalla giocata dell’ala argentina. All’epoca Lamela era poco più che ventenne, un ragazzo che rappresentava una delle potenziali stelle del calcio albiceleste. Aveva una chioma con diverse ciocche bionde, un viso di un giovane ancora in cerca di sé stesso; e in campo era irriverente, a tratti irritante per gli avversari, ma la sua qualità tecnica era indiscutibile.

Fin dai tempi del River Plate la più estroversa caratteristica di Lamela era quella di correre con il pallone attaccato al suo piede sinistro; il più delle volte la sfera veniva letteralmente pettinata dalla suola dello scarpino del Coco, che ha imparato a prendere confidenze con tutti i virtuosismi tecnici del gioco del calcio ancor prima di conoscere l’Europa.

Sette anni dopo Lamela ci è ricascato. Questa volta il gol è stato realmente fantascientifico. Ma, ahinoi, ci ha ancora una volta messo dinanzi il dilemma di quanto forte potesse diventare Lamela. I suoi anni al Tottenham hanno raramente conosciuto picchi o exploit, come se ad un certo punto della sua carriera Lamela avesse deciso, di essere un grandissimo giocatore, dotato di un bagaglio tecnico fuori dal comune che però non è in grado, chissà per quali motivi, di superare i propri limiti. Ecco perché quando si parla di lui si innalza un desolante velo di nostalgia.

UN GOL CONTRO NATURA

Storicamente la rabona è uno di quei gesti tecnici ritenuti superflui, perché di fatto è qualificabile come un atto di ribellione nei confronti della natura del corpo umano. Piantare il piede calciante dietro il perno e poi calciare il pallone con precisione è roba da pochi. Farlo in un millesimo di secondo, in un derby londinese contro l’Arsenal, e segnare è qualcosa di semplicemente folle.

Lucas Moura, ingarbugliato nella morsa dei difensori avversari, scarica il pallone a Lamela che è in controtempo, ed è costretto a fermare la propria corsa in profondità. Sembra un’azione destinata ad un nulla di fatto, quando di colpo arriva la magia. Lamela avvolge la gamba sinistra attorno a quella destra e, con un leggero pizzico della palla, lascia partire un tiro perfetto. La sfera non si stacca mai da terra, assume una traiettoria leggermente a giro e passa tra le gambe dei difensori avversari, spiazzando il portiere Leno.Erik Lamela gets Tottenham in front of Arsenal with absurd rabona | Premier League | NBC Sports on Make a GIF

La rabona di Lamela è realmente contro natura. È difficile capacitarsi che qualcosa del genere sia effettivamente accaduto. Basti pensare all’espressione del viso di Sergio Reguilon, lì accanto a lui. Il terzino spagnolo sembra spaventato, ha le mani trai capelli e gli occhi sgranati di chi ha appena visto scendere sulla terra degli extraterrestri.

È un gol che ai fini del risultato è servito poco alla fine. L’Arsenal ha rimontato e Lamela è stato addirittura espulso. Ed è, con un po’ di fantasia, una bella analogia di quella che è stata la carriera del Coco Lamela. Un continuo di alti e bassi, senza mai raggiungere quel prime che forse tutti si aspettavano. In Italia, in due anni, ha segnato 21 reti. In tutta la sua carriera ne ha realizzati 65: quindi circa un terzo dei suoi gol è limitato al biennio romano, lontano ormai quasi dieci anni. È la prova che Erik Lamela è uno di quei calciatori che possiamo far rientrare nella cerchia dei potrei ma non voglio. 

IN CERCA DI REDENZIONE

Lamela ci ha abituati così, prendere o lasciare. I suoi pregi, l’arte del dribbling, delle finte e delle controfinte, si sono spesso rivelati anche i suoi più evidenti difetti, scaturiti in un gioco maggiormente estetico e poco efficace.

Inoltre non può essere un caso che, tra i giocatori che utilizzano di più questa forma di giocata, troviamo praticamente solo sudamericani, in particolar modo gli argentini. Anni fa Diego Perotti, ex Roma anche lui, segnò di rabona in una gara di Europa League.

La stessa cosa è capitata ad Angel Di Maria, che per movenze e qualità di base, è il giocatore al quale Lamela fa più riferimento. Entrambi sono mancini puri e probabilmente hanno iniziato a fare della rabona una move del proprio repertorio per compensare le lacune e le difficoltà nell’uso del piede debole, il destro. Tutto ciò ha un non so che di romantico.

UNA NUOVA SFIDA

Oggi Erik Lamela non gioca più nel Tottenham. Gli Spurs lo hanno ceduto al Siviglia in cambio del giovane classe 2001 Bryan Gil, esterno di alta qualità e dotato di una vivacità elettrica, distante anni luce dal passo compassato e cadenzato del Coco. In Spagna Lamela aveva anche iniziato alla grande, con 3 gol in due partite. Peccato che prima di Natale abbia subito un grave infortunio alla spalla destra che lo costringerà a rimanere ai box per altri due-tre mesi. Lamela, dunque, è tornato in un mondo, quello spagnolo, più vicino alle sue corde ed alla sua zona di comfort. Siviglia è une terra di redenzione per gli argentini: in organico troviamo il Papu Gomez, Lucas Ocampos, Gonzalo Montiel, Marcos Acuna.

Ora tocca a Lamela guidare il timone del proprio destino, in attesa che quel senso di nostalgia si dilegui lentamente.