L’ex giocatore di Palermo, PSG e Roma, Javier Pastore, ha parlato ai microfoni del quotidiano argentino La Nacion della sua carriera, in particolare degli anni nella capitale italiana, e del suo momento difficile legato ai problemi all’anca. Di seguito le parole di Pastore.
L’ESPERIENZA A ROMA – “Amo scoprire usi e costumi delle varie nazioni. Sono stato tre anni a Roma, volevo vivere nel centro storico, anche se per arrivare a Trigoria ci mettevo circa un’ora, ma volevo svegliarmi ed essere in mezzo ai Fori Romani. Ogni volta che aprivo la finestra e vedevo le rovine mi veniva la pelle d’oca“.
I PROBLEMI ALL’ANCA E L’OPERAZIONE – “Non ne potevo più. Mi svegliavo con il dolore e i primi passi erano già un calvario. Sedersi, chinarsi, salire in macchina, faceva sempre male. Era una sofferenza quotidiana. La mia testa mi diceva ‘basta, per favore…’. Non volevo più soffrire. Continuando a giocare a calcio ho allungato i tempi, ho provato terapie innovative e alla fine ho fatto da cavia per la sperimentazione di tante nuove cure… Ho potuto continuare a a giocare grazie a quelle cure, ma non hanno mai migliorato veramente la qualità della mia vita. Giocavo una partita e poi restavo a letto per due giorni a causa del dolore. Feci un’artroscopia all’anca nel 2020, migliorai molto, ma dopo il dolore tornò e aumentò finché giocare a calcio non fu più un piacere, ma divenne una punizione. Ho sofferto in campo e ho sofferto anche dopo: non potevo nemmeno giocare con i miei figli. Ora ho avuto una sostituzione completa dell’anca sinistra. Ora faccio una vita normale e per me è incredibile. Sono felice“.