Nel calcio, così come nella vita, cerco sempre di tenermi lontano dagli estremismi. Quando mi ritrovo di fronte ad un bivio o ad una valutazione provo sempre a fare una lista di pro e di contro. Ho messo a confronto i punti che mi convincono rispetto a quelli che lo fanno meno, a proposito dell’eventuale (e a questo punto, probabile) arrivo di Thiago Motta alla juventus.
La risposta che mi sono dato è la seguente: sono assolutamente a favore della scelta inerente all’italo-brasiliano come profilo per sostituire Massimiliano Allegri.

 

Palmarès
 

Thiago ha vinto da giocatore a livello sia nazionale che internazionale tra Barcellona, Inter e PSG. Da allenatore non è ancora riuscito ad alzare nessun trofeo. Siamo però sicuri che sia necessario un titolo per valutare la bontà dell’operato di un tecnico? 
Di questo abbiamo parlato qualche settimana fa nell’editoriale dedicato a Gasperini, che nel frattempo si è qualificato per una finale di Coppa Italia proprio contro la Juventus e che questa sera potrà provare ad ipotecare addirittura l’accesso ad una finale europea.
Tuttavia Motta ha già compiuto due imprese: salvare un disastrato Spezia nella stagione 2021-22 e rimettere in piedi un Bologna che non riusciva più a vincere sotto la delicata guida tecnica di un Siniša Mihajlović che aveva altre priorità rispetto a quelle sportive, ma che ha lottato fino alla fine come un leone e in maniera professionale.
Lo scorso anno il Bologna ha raggiunto un record che è già stato ampiamente superato: il maggior numero di punti conquistati in una singola stagione (54, ndr), come nell’anno dell’ultimo Scudetto rossoblù dove però le squadre di Serie A erano soltanto 18 e le vittorie valevano due punti. Altra epoca, altra storia, altri conteggi.
Oggi il Bologna è quarto con ben 63 punti, a solo due lunghezze dalla Juve stessa. Paragonare i percorsi stagionali di due realtà così distanti è assolutamente una vittoria per Motta. I felsinei non giocano una gara europea dal 2002/03, finale di Coppa Intertoto persa contro il Fulham.
Con il pareggio della settimana scorsa tra Roma e Napoli, il Bologna è aritmeticamente qualificato ad una coppa internazionale e nelle prossime quattro gare scoprirà se potrà sognare addirittura la Champions League (che è alla portata vista classifica e calendario).
Quando in ogni stagione riesci ad aggiungere qualcosa in più e a far sognare ai tifosi addirittura traguardi fin troppo ottimistici rispetto alle abitudini o ai pronostici significa che stai lavorando non bene, ma di più.

 

Pressioni
 

Allenare Spezia e Bologna è diverso da allenare la Juventus. Una frase corta ma chiara e corretta. Le pressioni delle piazze non possono essere le stesse. Nel capoluogo emiliano si sta festeggiando una qualificazione Champions, a Torino ci si lamenta perché è troppo poco.
Alla Juve bisogna vincere o comunque lavorare per riuscirci. Un allenatore senza trofei è una scommessa stimolante, ma anche in linea con quella che è la nuova filosofia aziendale.
Giuntoli ed Elkann lo hanno spiegato bene: competitivi, ambiziosi, ma con una squadra autosostenibile. I costi vanno abbattuti, il valore deve essere generato attraverso il lavoro quotidiano.
La Vecchia Signora è stata bravissima a giocare d’anticipo con il progetto Next Gen e ora può vantare un materiale tecnico impressionante.
Soulè, Huijsen, Barrenechea e tanti altri ragazzi stanno trovando minuti preziosi in altre piazze. Yildiz, Iling-Junior, Nicolussi, Miretti e Fagioli sono ancora a Torino.
Non ci sarà spazio per tutti: quest’estate alcuni verranno ceduti, altri gireranno nuovamente in prestito, mentre per qualcuno ci sarà consacrazione in bianconero.
Da settimane girano voci di un Kenan Yildiz destinato a vestire la 10 di Alessandro Del Piero, che verrà presto liberato da Pogba.
Thiago Motta sembra la scelta giusta principalmente per questo. È un allenatore che sa lavorare e tirare fuori il miglior potenziale possibile dai suoi ragazzi.
Non a caso tanti giocatori della rosa attuale del Bologna sono diventati nomi importanti in chiave calciomercato. Da sottolineare non solo l’operato di Motta, ma pure l’ottimo lavoro del DS Giovanni Sartori.
Giuntoli ha in mente di ricostruire la Juventus attraverso questi concetti, scommettendo su chi ha iniziato ad allenare da pochi anni, ma dimostrando di avere qualcosa di speciale.
Per i trofei ci si può sempre lavorare. Per citare due esempi “freschi”, sia Antonio Conte sia Max Allegri prima di Juve e Milan non avevano mai vinto mentre oggi sono tra i più titolati in attività. E, se osserviamo l’andamento delle ultime cinque stagioni, in Italia possiamo notare una tendenza particolare.
A festeggiare il tricolore sono stati Sarri, Pioli, Spalletti e Inzaghi, tutti allenatori che non avevano mai trionfato.
Chissà che in un paio d’anni, a questo riservato gruppo, non possa aggiungersi pure il nome dell’italo-brasiliano Thiago.

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Luca Toselli