Alla ricerca della romanità perduta. Sembra un titolo di un film, a Roma ci sperano non poco. Ma allo stesso tempo devono fare i conti con la realtà di un momento sempre più grigio, la cui fine è destinata a protendersi ancora per molto tempo. L’immagine di quel famoso 28 Maggio 2017, dell’abbraccio commosso tra capitani nel giorno dell’addio del figlio primogenito della Lupa, nonchè passaggio di testimone tra Totti e De Rossi, sembra più che mai lontana e ora assume un tremendo e insopperibile retrogusto di malinconia. Da una settimana a questa parte, Roma è molto più a stelle e strisce che giallorossa. L’amaro addio di De Rossi alla squadra capitolina materializzatosi la scorsa settimana, sembra infatti poter creare un clamoroso effetto domino che coinvolgerebbe anche i “piani alti” della società. Da qualche ora, una notizia su tutte impazza sul web: Totti starebbe pensando alle dimissioni dalla dirigenza giallorossa.
La questione De Rossi, tra conferenze e striscioni, tra aspetti societari e ragioni di cuore, è a tutti gli effetti sfociata nel virale. Nella forma più che nella sostanza, s’intende. Perchè lo scalpore proviene non tanto dall’irreversibile calare dell’ennesima bandiera di un campionato ora orfano del suo passato, il che all’ombra delle 35 primavere suonate, quando razione supera cuore, può essere anche comprensibile. Quanto, appunto, dalla forma, dai fattori che l’hanno determinato. In questo, le dichiarazioni del numero 16 giallorosso sono più eloquenti che mai:
“Mi è stato comunicato ieri, ma avevo capito. Non sono scemo. Ho 36 anni e so come vanno le cose se nessuno ti ha mai chiamato in questi 10 mesi”
Considerazioni lucide, di un professionista esemplare sia dentro che fuori dal campo, che celano in ogni caso un’aspra invettiva nei confronti di una società che sembra aver smarrito il senso della tradizione. Il centrocampista di Ostia, non ha poi potuto fare a meno di parlare del suo predecessore, Francesco Totti, affermando:
“Spero che Totti prenda più potere possibile in società”
Neanche a farlo apposta. De Rossi diventa profeta, ma non del futuro, bensì del presente, di quello che stava succedendo. Secondo quanto trapela dalla sponda giallorossa del Tevere infatti, Totti non sarebbe stato interpellato sulla decisione di non rinnovare il contratto al giocatore con cui ha condiviso la maggior parte della sua carriera, un passo troppo grande per non essere fatto senza la sua intercessione. Che sia orgoglio romano e romanista, solidarietà verso il suo ex compagno di squadra (e non solo), consapevolezza che la compagine capitolina avesse trovato un nido sicuro sulle spalle di Daniele De Rossi, o semplici questioni societarie, non lo sapremo mai. Certo è che la mente dell’ex numero 10 giallorosso ora è più che mai tormentata da dubbi e avvolta da un dilemma incombente: abdicare o continuare il suo percorso nella dirigenza della Roma.
Parliamoci chiaro: la nomina di Totti come membro della società romanista è parsa fin qui essere molto più che un riconoscimento ad honorem per un campione al capolinea della carriera professionistica più che una scelta mirata da parte della dirigenza. Qualcosa di indotto, un passaggio obbligato. Con Totti che non è sembrato mai realmente calato nei piani della società di Pallotta e company. Ma ora, agli sgoccioli di una vicenda così importante, rivendica i suoi diritti mai riconosciuti, e potrebbe decidere di spogliarsi dell’abito in giacca e cravatta, da due anni a questa parte sempre troppo stretto. Si attendono comunque sviluppi e risvolti importanti nelle prossime settimane.