e="text-align: left;">Chi ha il miocardio che scandisce il proprio battito a ritmo del rimbalzo di un pallone, raggiunge il massimo dell’estasi diventando spettatore di una stracittadina. Di norma il derby è l’incontro, non solo di una compagine della stessa città, ma soprattutto un’assise tra due ideologie completamente contrapposte. Berlino non è diversa dalle altre città e la partita di calcio può diventare, realmente, il teatro delle espressioni che risiedono nella capitale tedesca. Nella città governata da Micheal Muller, il tifo è letteralmente spaccato in tre: Hertha Berlino (i tradizionalisti), Union Berlin (i dissidenti) e Dinamo Berlino (i socialisti). Le prime due resistono ancora nel calcio che conta, mentre l’ultima milita nelle serie minori. Hertha-Union, dunque, rimane la partita più importante dell’anno in 89112 km quadrati di superficie.
A RISCALDARE L’OLYMPIASTADION
Se in Italia la Juventus è soprannominata la “Vecchia Signora”, in Germania è l’Hertha Berlino ad essere conosciuta come die alte dame. La compagine bianco-blu nasce nel 1892 in uno dei quartieri popolari di Berlino e deve il suo nome ad una nave a vapore su cui uno dei fondatori, Fritz Linder, era noto viaggiare con il padre. Fin dai primi giorni di vita del club, nasce un legame indissolubile con il tifo. Chi ama ed è appassionato del mondo ultras tradizionalista non può non conoscere i tifosi del BSC. Nessun avvenimento storico è riuscito a scalfire la loro identità: nel 1933 i nazisti riorganizzarono, addirittura, l’intero asset del campionato spedendo l’Hertha nella cosiddetta Gauliga Berlin-Brandenburg, dove dal 33 al 46 vinse per 3 volte il campionato, arrivando 4 volte al secondo posto. Nemmeno il cambio del nome, dovuto allo scioglimento di tutte le organizzazioni sportive dopo il secondo conflitto mondiale, placò il calore del proprio pubblico. La SG Gesudbrunnen vanta al seguito orde di tifosi con la Germania nel cuore. I valori tedeschi vengono immersi all’interno della curva ed iniziano ad essere osannati a tal punto di riottenere il nome originario nel 1949: Hertha Berliner Sport-Club. Dal 1961 al 1989 la storia mondiale cambia, la barriera di protezione antifascista muta anche il gioco del calcio. Tutto ciò non fa che amplificare il nazionalismo di chi vive per l’Hertha. Nun nacht Hause gehn wir nicht risuona per lo stadio e per il quarto distretto di Berlino. Il bianco ed il blu, da quelle parti, sono emblema di chi ha la Germania e la tradizione nel cuore.
UNITO CONTRO IL SISTEMA
L’Union Berlin nasce nel 1906 con il nome di Sc Olympia 06 Oberschoweide ed è la compagine del quartiere popolare di Kopenick. Fin dall’alba della società, la squadra veniva seguita dalla forza lavoro teutonica e dagli operai. Si fanno chiamare Die Schlosserjungs e sono nati per la loro volontà di dover dare quell’adeguato senso di rivalsa popolare. Come tutte le squadre tedesche, anche loro hanno dovuto subire le direttive degli “Alleati” in seguito alla Seconda Guerra Mondiale. Nonostante il marasma e le continue scissioni delle società di calcio, i tifosi dell’Union Berlin ampliavano il loro bacino. Punk, famiglie, classe operaia, manovali e carpentieri avevano in comune l’amore per il bianco e per il rosso. La Vecchia Foresteria diventa ben presto la casa del dissenso politico: il popolo esprimeva il suo odio nei confronti del regime comunista e delle repressioni in generale dentro lo stadio. La parte di est di Berlino, poteva e può contare sullo zoccolo duro, ed indignato, della popolazione. Il vero miracolo di Kopenick sono i tifosi.
POTERE CONTRO PROLETARIATO
Quando due classi sociali hanno l’occasione di incontrarsi si trovano di fronte a due scelte: dare il meglio di loro o trascendere nel pessimo. A causa di diverse vicissitudini Hertha ed Union non si sono sfidate tante volte. Il 21 Gennaio del 1990, però, quella partita ha un risvolto ben più ampio di semplice incontro. Fu la partita della riunificazione tra la parte est ed ovest di Berlino. A vincere fu l’Hertha per 2 a 1 ma in quel match vinsero tutti. Sugli spalti si respirava un’aria di fratellanza e, per la prima volta, potere e proletariato siedono vicini senza scalpitare. Ad accendere la miccia, però, fu un ex-giocatore dell’Union. Renè Adamczewsk rilascia, nel 2010, un’intervista al Bild:
Fortunatamente, però, il calcio dimentica in fretta. Quella partita è stata storia, era la cosa giusta da fare. Ma ora basta: Hertha Berlino ed Union Berlino sono squadre della stessa città, non possono essere affratellate, è una cosa contro natura.
Pochi giorni da quell’intervista, nella Serie B tedesca, si giocò il primo derby ufficiale e le tifoserie non si sono tirate indietro…
I GIORNI NOSTRI
Il 2 Novembre del 2019 per la prima volta nella storia, Union ed Hertha si affrontano in Bundesliga. All’Alte Forsterei è spettacolo, soprattutto, sugli spalti. Le due società di Berlino hanno giocato, già, quattro partite tra di loro ma tutte in Bundesliga 2. Si sono divise equamente la posta con due pareggi ed una vittoria a testa siglando sei reti ciascuno. Questa è la prima stracittadina della capitale tedesca nella massima serie teutonica da quell’Hertha-Tennis Borussia vinta per 2 a 0 dalla squadra di casa, nella stagione 76/77. Il match finisce 1 a 0 per l’Union Berlino, con la rete di Polter all’ottantasettesimo su rigore dopo una partita in cui ha regnato l’equilibrio. In ballo non ci sono, mai, solo tre punti: un derby è sempre un derby.
Fonte immagine copertina: profilo IG @hertabsc