Mi stupirei non poco se il Milan facesse l’errore di non aspettare Charles De Ketelaere. Sì, perché nonostante i rossoneri abbiano peccato un po’ di superbia nel periodo di crisi, ostinandosi a non lanciare i nuovi (da Vranckx a Thiaw) prima che diventasse un esigenza obbligatoria farlo e decidendo di aspettare, ancora e ancora (e ancora e ancora) Mike Maignan senza mai prendergli un sostituto vero, bisogna ammettere e sottolineare come i rossoneri abbiano rilanciato un ciclo roseo, coronato con la vittoria dello Scudetto, proprio grazie all’arte della pazienza.

L’attesa è fondamentale nella crescita di un giocatore, nella quale il profilo del caso cerca di adattarsi e comprendere gli schemi del mister. Non in Italia, però, dove anche se ti chiami Afena Gyan, hai appena diciotto anni e non sei in Italia nemmeno da una anno, ormai hai fatto una doppietta contro il Genoa e da lì, indietro non si torna. E allora sì, se non dimostri di esser quello ogni domenica, ti regaliamo alla Cremonese. I rossoneri, però, sono riusciti a vincere lo scudetto lavorando sulla pazienza.

Maignan è frutto di una decisione studiata, giunta dopo l’ennesimo pomeriggio da “quei giorni lì” di Gigio Donnarumma. Simon Kjaer arriva dall’Atalanta, lì dove non avrebbe visto il campo nemmeno avesse pagato sottobanco a mister Gasperini con la richiesta di farlo giocare. A Milano si è riscoperto centrale affidabile, sicuro, esperto e capace di guidare la retroguardia. E ancora Tomori, pagato trenta milioni, ma arrivato in prestito dal Chelsea, con i blues che nel triello Abraham-Tomori-Mount hanno scelto di tenersi solo quest’ultimo.

E poi Kalulu, che a primo impatto sembrava magrolino e inadatto, ma che è diventato uno dei difensori più forti del nostro campionato dal momento che Maldini lo ha consacrato titolare a parole, dopo il KO del centrale danese. Disse, grosso modo: “No che non compro un altro centrale. Sennò Kalulu che cosa lo abbiamo preso a fare?“.

Ma non finisce qui, perché il primo Sandro Tonali, in prestito dal Brescia, è un calciatore discontinuo e brutto da vedere. Che fa panchina al duo Kessie-Bennacer e che è costretto a convincere la società che detiene il suo cartellino a fare un maxi-sconto per andare via, abbassandosi di fatto anche l’ingaggio. La stagione dopo, da solo, reggerà la mediana del diavolo. E qualcuno ha memoria del primo Leao? Inconcludente, scordinato. I tifosi del Milan avevano poche parole per lui, ma tutte avevano una base negativa. Sono stati aspettati tutti, dal primo all’ultimo, e tutti sono stati protagonisti del tricolore rossonero.

L’investimento del trequartista, necessario per sostituire Calhanoglu prima e Kessie poi, partiti entrambi a parametro zero rispettivamente per l’Inter e il Barcellona, è ricaduto su De Ketelaere, fantasista belga in forza al Brugge.
E lo so cosa state pensando: è vero che a tratti il biondo appaia indifendibile. Con il pallone fra i piedi da sempre l’impressione di non saperci cosa fare. Eppure esploderà. La cosa che più lascia esterefatti è che anche nelle vittorie più belle, dove tutti sono sufficienti o ancor meglio ottimi, lui fa fatica ad arrivare al sei. Questo è tutto vero, ma arriverà anche lui. Dategli tempo, me lo direte più avanti. Promesso.

SimoneS