Il derby europeo dei quarti di Champions League, Milan-Napoli, si avvicina sempre più ed è il momento di fare un’analisi approfondita.
IL MILAN DI PIOLI
La qualificazione della compagine rossonera ai quarti di finale traccia una linea indelebile di quello che è il presente del club allenato da Stefano Pioli e di ciò che riserverà il futuro. Undici lunghi anni sono passati dall’ultima volta in cui il Diavolo si era affacciato ad un palcoscenico così importante. Quella volta pescò il Barcellona, che ad oggi, invece, è fuori da tutto, eliminata per la seconda volta consecutiva ai gironi di Champions ed estromessa anche dall’Europa League nel play-off contro il Manchester United. Quel Milan aveva Nesta, Seedorf e Ambrosini, ma anche Antonini, Abate e Nocerino. Aveva Boateng, ma anche Robinho. E quella costante Zlatan Ibrahimovic, unico calciatore rimasto di quella squadra che entrò fra le prime otto.
La qualificazione del Milan ai quarti di finale arriva mediante un doppio scontro difficile, coriaceo, maschio, contro il Tottenham di Antonio Conte, al termine di 180 minuti bloccati, nei quali i rossoneri l’hanno spuntata vincendo solamente 1-0 sommando entrambe le gare disputate. Ma che questa squadra potesse ambire a grandi cose ce l’aveva fatto vedere già durante i gironi, dove la squadra di Pioli aveva messo sotto una divertente Dinamo Zagabria (che a Tuchel costò l’esonero dal Chelsea), aver strappato quattro punti contro l’organizzato Salisburgo e aver abdicato allo stesso Chelsea nel doppio scontro, ma soltanto per una sfortunata coincidenza, che vedeva i rossoneri orfani di 4/11 dei titolari, tre dei quali in difesa.
Il Milan, che dopo una breve flessione in campionato ha trovato continuità grazie al cambio di modulo e difatto il passaggio al 3-4-2-1, giocherà probabilmente con il consolidato trio di difesa Thiaw-Tomori-Kalulu davanti a Maignan. A sinistra inamovibile Theo Hernandez, mentre dalla parte opposta la scelta è variegata: Pioli sceglierà in base alle sue impressioni se puntare su un assetto più difensivo, con la presenza di Calabria, oppure se andare a prendere l’avversario con un pressing totale e con la presenza di uno fra Saelemaekers e Messias. Sulla trequarti la certezza è Leao, sebbene dal cambio di modulo il suo rendimento sia peggiorato notevolmente. Di fianco a lui più Brahim Díaz che De Ketelaere, a supporto della punta Oliver Giroud.
L’incognita, però, è il ritorno della difesa a quattro. l’allenatore dei Diavoli è tornato al canonico 4-2-3-1 per lo scontro di campionato, che ha portato il Milan a vincere con un quadratissimo e sorprendente 0-4. Questo potrebbe cambiare le carte in tavola per ciò che riguarda le scelte di formazione.
IL NAPOLI DI SPALLETTI
Ad eccezione dell’evitabilissimo 0-4 maturato proprio contro i futuri rivali, il Napoli di Luciano Spalletti ha sorpreso, riuscendo a ricostruire delle basi solide nonostante la rivoluzione estiva. Perché senza dubbio alcuno, la scelta di De Laurentiis di salutare calciatori simbolo della squadra partenopea come Koulibaly, Insigne, Mertens e Ospina poteva pesare, ma Giuntoli ha fatto un lavoro certosino, tale da riuscire a portare in Campania un materiale più interessante di quello che inizialmente si prospettava. E così gli azzurri hanno ammazzato il campionato, distruggendolo in un paio di mesi.
Se ad inizio anno, i partenopei correvano assieme ad altre due sorprese, quali Udinese e Atalanta, la Dea ha decisamente rallentato, mentre i friuliani hanno frenato. La squadra di Spalletti, di contro, ha spezzato il fiato, iniziando ad andare al doppio della velocità.
La più grande incognita relativa alla squadra del meridione è questa: sapranno resistere alle vertigini o gli tremeranno le gambe? I partenopei sono oggettivamente nuovi a competizioni di così alto livello e questa è la prima volta che riescono a qualificarsi fra le prime otto squadra d’Europa. Lo hanno fatto grazie ad un percorso impeccabile, dove hanno superato da primi un girone tosto, contro il Liverpool vice-campione d’Europa e secondo in Inghilterra, demolito al Maradona un ottimo Ajax, avvezzo a giocare partite europee, e i vice-campioni dell’Europa League dei Rangers di Glasgow, divenuti vittima sacrificale del raggruppamento. Agli ottavi di finale, a tornare a casa con la coda fra le gambe è toccato all’Eintracht di Francoforte, che ha perso entrambi gli incontri senza mai riuscire nemmeno a segnare una rete.
Capire il modo in cui giocherà Spalletti è più semplice di quanto possa sembrare: il mantra è il 4-3-3, con Meret fra i pali, che guiderà la difesa con i centrali formati da Kim e Rrahmani. Sulla destra come al solito ci sarà capitan Di Lorenzo, mentre a sinistra è lecito avere qualche dubbio in più: dovrebbe giocare Mario Rui, che a più riprese si è dimostrato decisivo e caparbio in questa stagione, ma potrebbe non sorprendere un’eventuale decisione di scendere in campo con Olivera. Lobotka, grande sorpresa di quest’annata, sarà il mediano titolare, con Zambo Anguissa e Zielinski da mezzali. Se riuscirà a tornare in tempo, la punta sarà Victor Osimhen, altrimenti spazio al Cholito Simeone, assistito dal solito Khvicha Kvaratskhelia a sinistra e uno fra Politano e Lozano a destra.
IL MATCH
E derby italiano sia: l’urna di Nyon ha permesso a noi italiani di sognare una squadra del “bel paese” giocarsi la coppa nella superfinalissima di Champions League. O un’italiana, quindi, oppure il Benfica. Il derby tricolore mette di fronte il Milan campione d’Italia e il Napoli che lo sta per diventare.
Come detto in precedenza, tutto passerà dalle paure: il Milan non ha profili esperti, ma la storia del club implica la mancanza di timore e paura. Se dovesse andare male, non ci saranno rimpianti. Sarà solo l’ennesimo quarto di finale giocato. Per il Napoli è diversa la situazione: ogni minuto che i partenopei giocheranno da oggi in poi sarà qualcosa di inedito, che la piazza non ha mai affrontato.
Se per molti il Napoli a prescindere partiva da favorito, dopo lo scontro diretto della settimana scorsa, con un Leao scatenato sulla sinistra che tornando a giocare slegato ha ritrovato se stesso, adesso l’ago della bilancia potrebbe pendere in modo diverso.