Viviano difende il Dibu: “Si vedeva che era fortissimo. Critiche? Solo ipocrisia!”

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Autentico protagonista del Mondiale vinto con la sua Argentina, Emiliano El Dibu Martinez ultimamente sta ricevendo moltissime critiche per alcuni atteggiamenti non proprio encomiabili. Dal balletto per il rigore di Tchouameni alla “celebrazione” con il premio di miglior porttiere, passando per i vari sfottò verso Mbappé nello spogliatoio e nella festa a Buenos Aires.

In sua difesa, però, è intervenuto Emiliano Viviano, suo ex compagno ai tempi dell’Arsenal, che, intervistato da Tuttosport, ha commentato quanto recentemente accaduto intorno al collega.

ARSENAL – “L’ho conosciuto 8 anni fa, nel 2013-14, quando eravamo all’Arsenal. La batteria dei portieri dei Gunners in quell’anno era completata da altri due fenomeni, Wojciech Szczesny e Lukas Fabianski. Si vedeva che l’argentino era fortissimo./strong>. Però, sapete, non tutti quelli bravi poi esplodono e diventano superstar. Nessuno, all’epoca, avrebbe immaginato che sarebbe diventato campione del mondo. Ecco perché, per il suo vissuto prima ancora che per le sue indubbie qualità in porta, Dibu ha dimostrato urbi et orbi di avere palle quadrate e una forza mentale devastante: fattori fondamentali per conquistare traguardi prestigiosissimi. Se non hai self control e sangue di ghiaccio non puoi sollevare una Coppa del mondo, non puoi gestire la pressione di difendere la porta di una delle Nazionali favorite“.

ESORDIO – “Con lui ho un ottimo rapporto: ci siamo continuati a sentire anche dopo il mio rientro in Italia. Poi ci siamo un po’ persi: Dibu ha cominciato a cambiare squadra spesso, una cosa che nel mondo del calcio capita sovente. Quando ha esordito con la Selección ho voluto fargli i complimenti e mandargli un abbraccio: per questo avevo sfruttato il Papu Gómez, quello che negli ultimi giorni è salito agli onori delle cronache oltre che per essere diventato campione del mondo anche per il fatto d’essere il sosia di David Beckham (ride, ndr). Ho letto di recente che, negli scorsi anni, Dibu ha dovuto affrontare anche depressione e psicoterapia: credo che la salute mentale degli atleti debba essere presa seriamente. Sempre“.

CRITICHE – “Quotidianamente vediamo beatificati evasori fiscali, affamatori di masse e a volte è capitato pure di leggere esaltazioni di criminali. Però poi c’è la fila quando c’è da attaccare un ragazzo che, nell’euforia di un momento storico, in botta di adrenalina, si lascia andare a un’esultanza goliardica dopo essere diventato campione del mondo. Cerchiamo di essere seri. In Nba, ad esempio, prendersi per i fondelli, anche in modo pesante, è pane quotidiano di ogni atleta. si insultano durante le partite, si prendono in giro sui social, sul parquet si fanno gesti per dire all’altro ‘sei piccolo’, ‘sei magro’, si fanno le linguacce dopo aver incassato una schiacciata in faccia. Tutte cose che, se accadessero nel calcio, porterebbero a gonfiarci di botte come delle zampogne! Io sono uno che normalmente evita di sfottere i rivali, a meno, però, che dietro non ci sia un validissimo motivo“.

AMBROSINI – “Vi faccio un esempio: Massimo Ambrosini, una delle persone più competenti, calme ed equilibrate che conosco, quando il Milan vinse la Champions festeggiò sul bus tenendo, per qualche secondo, in mano uno striscione rivolto ai cugini dell’Inter il cui succo era ‘Lo scudetto mettetevelo dove non batte il sole’, tanto per edulcorare il messaggio. Credo che, in una situazione normale, a mente lucida, non l’avrebbe mai preso in mano. Per Dibu penso si possa fare un discorso simile: decontestualizzare è sempre sbagliato, a parer mio“.

SUL MONDIALE – “Questo Mondiale è stato all’insegna di mille polemiche: dai morti sul lavoro alla corruzione fino alla condizione femminile. Ognuna di queste porcherie è stata accettata da Fifa, Nazionali, Federazioni, giocatori, tifosi. E poi, dopo tutto questo, ci si indigna per il bisht, la tunica con cui è stato vestito Messi prima di sollevare la Coppa o per l’esultanza sui generis del Dibu con il guanto sulla patta? Ma davvero facciamo? È solo ipocrisia“.

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Scritto da

Alessio Sirna