Dopo aver disputato un'ottima stagione alla Virtus Francavilla in Serie C, è arrivata la chiamata della Lazio. Questa è la storia di Gabriele Artistico, attaccante classe 2002 che gioca attualmente in prestito alla Juve Stabia. Il calciatore ci ha raccontato i passi più importanti della sua carriera, partendo dalla primavera con il Parma fino al gol all'esordio in Serie B, al San Nicola di Bari.
ESCLUSIVA - L'INTERVISTA A GABRIELE ARTISTICO, ATTACCANTE DELLA LAZIO IN PRESTITO ALLA JUVE STABIA
Gabriele Artistico è nipote di Edoardo e Mario, i quali sono stati due attaccanti che hanno calcato campi di livello importante come quelli di Torino, Napoli e Verona per Edoardo, mentre Mario è arrivato a giocare nel Frosinone e nel Pescara. Questa parentela come ha influenzato la tua carriera?
“Sicuramente avere 2 zii che hanno calcato palcoscenici importanti mi ha dato una grande mano, però fondamentalmente la nostra attitudine in famiglia prevede che ognuno deve costruirsi il proprio futuro, la propria strada, sempre lavorando. Io poi principalmente mi sento con Edoardo, detto “Ciccio”, perché abbiamo lo stesso ruolo, le stesse caratteristiche, quindi può darmi qualche consiglio in più. Spesso poi scherziamo tra di noi come è successo in occasione del gol contro il Bari: “altri 79 gol e mi raggiungi”, mi disse.”
ESCLUSIVA ARTISTICO - I PRIMI PASSI IN CARRIERA
Tu sei nato a Roma, ma hai capito sin da quando eri solo un ragazzino cosa volesse dire fare le valigie e andare a giocare lontano da casa, infatti hai giocato nelle giovanili del Parma. Come è stato per un ragazzo di 17 anni far parte di una Primavera così importante e così lontana da casa?
“È stata sicuramente un’esperienza formativa. Il settore giovanile del Parma, come quello di tutti i settori giovanili più blasonati, puntano molto sulla disciplina e sull’educazione. Il mio pensiero è che lì prima del calciatore viene data importanza alla persona. Porto con me dei ricordi bellissimi grazie allo staff e ai vari mister che mi hanno allenato. Come hai già detto tu è stata un’esperienza che ti mette alla dura prova sin dall’inizio. Sono stato lontano da casa sin dalla giovane età, però io penso che se un bambino abbia veramente il sogno di voler arrivare in in quel che crede è disposto a tutto. Io ho iniziato a girare le prime squadre dilettanti qui a Roma e ho capito che il mio futuro prevedeva il calcio, da lì sono stato subito disposto a tanti sacrifici. Sono contento di aver fatto tutte le scelte che ho fatto, in primis quella di andare a Parma. È stata un’esperienza che mi ha cresciuto come ragazzo e mi ha fatto diventare uomo: possiamo dire che l’attaccante che sono ora deriva sicuramente dalle giovanili che ho fatto.”
A 19 anni hai avuto un’esperienza extraterritoriale fuori dall’Italia: sei andato alla Lokomotiv Zagabria in prestito. Tu fai parte quindi di quella classe di giocatori (penso a Calafiori ma anche ad altri) che dopo le giovanili si spostano verso l’estero. Questo movimento è molto in voga ad oggi ma tu l’avevi già fatto nel 2021, come è stato per te uscire dall’Italia? Quanto è stato formativo calcisticamente e umanamente? È stato difficile adattarsi?
“La mia esperienza all’estero, precisamente in Croazia, umanamente e caratterialmente mi ha cresciuto tantissimo. Mi sono catapultato in un’esperienza del tutto nuova, mentalità del tutto diverse da quelle italiane e concezioni di lavoro diverse da quelle che ci sono in Italia. Questo mi ha portato ad essere quel che sono ora, ed è stato sicuramente un passo molto importante. Non rinnego il fatto che sia stato difficile perché ero l’unico italiano e con l’inglese non ero molto pratico, anche se grazie a questa avventura adesso gestisco bene anche la lingua straniera. Sull’esperienza calcistica ti posso dire poco perché io ho cominciato bene con le prime partite, poi ci sono state decisioni diverse. Sicuramente ci ho messo anche del mio, però è stata un’esperienza molto formativa che mi ha fatto tornare in Italia con una mentalità ed un approccio al lavoro profondamente cambiati. Tornando indietro sicuramente lo rifarei, come tutte le scelte che ho fatto, perché tutte le decisioni che ho preso mi hanno fatto diventare quello che sono e tutte le scelte che farò mi porteranno ad essere quello che sarò in futuro.”
Arriviamo a parlare dell’ultima stagione, quella che ti ha consacrato e che ti ha fatto conoscere come l’attaccante che sei. Alla Virtus Francavilla hai fatto addirittura 12 goal ed è stato un momento molto importante della tua carriera. Quali sono i ricordi migliori dell’annata passata?
“Apriamo un capitolo che mi ha segnato personalmente e calcisticamente parlando. A Francavilla ho incontrato un gruppo, una famiglia, e questa cosa penso che nel calcio sia fondamentale. Il Francavilla è una realtà che lavora molto sui giovani e sulla costruzione di una mentalità molto “famigliare”, e questa cosa a un calciatore fa sempre molto piacere. Voglio ringraziare tutti, partendo dal presidente Magrì passando dai vari direttori Fracchiolla, Altonazzo e Lauriola. Sono stati molto importanti anche i mister Villa e Occhiuzzi, oltre tutti i miei compagni e il magico presidente Tonino Donatiello, che è l’immagine storica della Virtus Francavilla. In caso mi dimenticassi di qualcuno mi dispiacerebbe perché veramente tutti mi hanno lasciato qualcosa e rimarranno veramente dentro di me. A Francavilla sono arrivato dopo 2-3 esperienze italiane, di certo formative, in cui però non riuscivo a trovare la continuità e la fiducia giusta, che sono la base per un giovane. Nei primi giorni di quell’avventura l’impatto è stato veramente importante perché c’era un progetto dietro, una fiducia nei miei confronti della quale ne sarò per sempre grato e che penso di aver ripagato sul campo fortunatamente, sì con il lavoro e con la dedizione, ma soprattutto grazie ai miei compagni e allo staff, dunque Francavilla rimarrà per sempre dentro di me.”
ESCLUSIVA ARTISTICO - LA FIRMA CON LA LAZIO E IL PRESTITO IN B
Dopo il Francavilla hai vissuto un’estate che ti ha visto protagonista soprattutto in ambito calciomercato: ti sei fatto notare ed è arrivata la firma con la Lazio fino al 2028. Ci vuoi raccontare com’è andata la trattativa e come hai reagito vedendo l’ufficialità sui social?
“Non ci ho pensato due volte ad ascoltare l’offerta della Lazio. Quando un club così blasonato in Italia dimostra l’interesse nei tuoi confronti penso sia un atto di fiducia grandissimo. Io essendo romano conosco il valore storico che c’è dietro ad una società veramente importante come la Lazio. La trattativa è durata poco, partendo dai primi contatti al telefono con il direttore Fabiani fino ad arrivare a tutta la società. Sono felice e spero di poter farmi strada per poter tornare un giorno all’Olimpico con i biancocelesti.”
Dalla Lazio sei stato mandato in prestito alla Juve Stabia, dove tutt’ora giochi e dove tra l’altro hai esordito con una rete: come ti stai trovando in questa nuova realtà e quali sono gli obiettivi personali e di squadra per la nuova stagione?
“Alla Juve Stabia ho trovato uno staff tecnico importante e lavoratore. Siamo una squadra di lavoratori e sappiamo di dover confrontarci con un campionato blasonato e squadre importanti che hanno speso e investito, quindi sarà dura. l’impegno e la dedizione che mettiamo tutti noi ragazzi, l’umiltà e la disposizione nei confronti dell’allenatore sono un fattore importante; io non ho la sfera di cristallo, non saprei dirti quel che succederà, ma sono sicuro che saremo compatti fino alla fine perché siamo un gruppo stupendo. Questo è lo stesso gruppo che dal primo giorno che l'ho conosciuto, dal capitano fino al vice o ai ragazzi con più esperienza, mi hanno fatto sentire subito parte della famiglia. Uso questo termine perché anche qui la reputo una famiglia e non tanto per dire. Questo è veramente un ambiente stupendo e sono felice di essere qui, sono sicuro sia stata la scelta migliore.”
Quando è entrato quel pallone (gol all'esordio ndr) immagino felicità pura, vero?
“Nell'esultanza c'è l'emozione di tutti i sacrifici fatti in passato, e sicuramente ce ne saranno altri perché questo non è sicuramente un punto d’arrivo, ma un inizio. Fare un goal a uno stadio prestigioso come quello del San Nicola di Bari, soprattutto per me che giocavo in Puglia e ci passavo spesso davanti, è stata un'emozione. La mia mentalità prevede sempre di andare avanti e vedere il futuro, concentrarmi subito su quel che sarà. Sono felice e spero di continuare al servizio della squadra in primis, per poi pensare agli obiettivi personali.”
Immagina di fare un salto nel tempo di 10 anni in avanti, di guardarti allo specchio e di vedere Gabriele Artistico nel 2032: secondo te che calciatore vedrai e che persona troverai?
“Sicuramente un grande lavoratore, con più esperienza ma sempre con la voglia di lavorare, di migliorare e di ascoltare le persone che possono dare un consiglio per il tuo bene. Onestamente spero di essere all'Olimpico con quella maglia tra 10 anni: lavoro e lavorerò per arrivarci, quindi non ho un obiettivo prefissato, ma vivo giorno dopo giorno con la consapevolezza di migliorare e soprattutto di dare sempre me stesso in ogni allenamento e in ogni partita.”
Fonte immagine di copertina: IG @el.tiburon9