Lotito: "Tante squadre senza requisiti per essere iscritte, non sono presidente osannato ma sono il più longevo"

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Claudio Lotito, presidente della Lazio, è stato invitato alla Luiss Guido Carli come ospite del corso da Team Manager organizzato dall'Associazione Sportiva Luiss. Il patron biancoceleste, a tal proposito, ha rilasciato importanti dichiarazioni in merito alla sua esperienza e spiegare il suo punto di vista sulla gestione sportiva.

LAZIO: LE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE CLAUDIO LOTITO

L'EQUILIBRIO ECONOMICO IN SERIE A - "Tutte queste società, che spendono e spandono, sono sostenute da fondi, ma non hanno un equilibrio economico. Tante squadre oggi che militano in Serie A non avevano i requisiti per iscriversi al campionato. Ma come fai a eliminare certe squadre blasonate? Serve coraggio e non tutti ce l’hanno”.

GLI ANNI DI PRESIDENZA - "Io sono presidente da 19 anni e non ho mai percepito nemmeno lo stipendio. Poi la Consob mi ha costretto e me lo sono dovuto mettere. Io non ho uno scontrino che è stato scaricato nella Lazio, né una macchina e né un autista. Non sono un presidente osannato, ma sono il più longevo, vent’anni. Poi ho detto sempre a tutti che lascerò la società a mio figlio, ho intenzione di preservarla, mantenerla e tramandarla. Le società che sono fallite sono le stesse del passato. Avere il coraggio e la determinazione per preservare il patrimonio della società è fondamentale. Io nelle mie aziende non ho mai cambiato la sede sociale".

RIGUARDO I TEAM MANAGER - "Avevo preso Manzini, che è storico. Poi ho dovuto rafforzare quel comparto prendendo Derkum. L’ho preso perché è tedesco, di nascita e di comportamento. Il rigore in quel ruolo è fondamentale. Il Team Manager è il raccordo tra la squadra e l’allenatore, avere una persona precisa e puntuale è fondamentale, così come il rispetto delle regole. Avere un Team Manager che sia un punto di riferimento per quello che è l’input dell’allenatore e del direttore sportivo, rafforza anche la squadra".

L'APPRODO IN SOCIETÀ - "La squadra prima che arrivassi io era un po’ garibaldina, con grande profilo sportivo ma poco regimentata. Hanno vinto tanto, forse anche poco per quello che potevano. Ma l’organizzazione è fondamentale, il Team Manager traduce il rapporto tra lo spogliatoio e la proprietà, come l’allenatore e il direttore sportivo".

IL PRESIDENTE GIUSTO PER UNA SQUADRA - "Servono più presidenti che amano il calcio, che hanno una passione razionale. Il tifoso è appassionato, non ragiona con la testa ma con il cuore. Il presidente deve ragionare con la testa prima che con il cuore. Io sono un presidente-tifoso, l’ho sempre detto. Io ho fatto tante riforme che hanno portato grandi benefici, come la Goal Line Technology. L’ho inventata io, ora non c’è più polemica. Per il VAR ho fatto una guerra in consiglio federale, facevo corpo unico con Tavecchio. Nessuno lo voleva, io però la concepivo come fattore terzo, e non come una forma di controllo. Io per esempio sono a favore nel rendere pubblico la comunicazione tra arbitro e VAR perché non c’è nulla da nascondere. Sennò poi iniziano le dietrologie. A differenza di 20/30 anni fa sono cambiati gli interessi, non c’è più quello sportivo ma anche quello economico. Il rispetto delle regole è fondamentale. Sono favorevole anche al VAR a chiamata, ma il giudice deve essere esterno al sistema. Se la giustizia è interna al sistema come può essere credibile? È come se io andassi in tribunale e nominasse il giudice, così si può pensare male". 

I PARAMETRI DA RISPETTARE - "Se tu spendi per patrimonializzare riduci la cassa e ti si abbassa l’indice di liquidità. E non hai l’indice per iscriverti. Così obblighi le società a ripianare, ma costringi a mettere soldi società virtuose. Che non fanno debiti. Io ora sto costruendo l’Academy, e mica con i mutui ma con i soldi miei. Il paradosso è che l’indice di liquidità con società con debiti di 600/700 milioni. Quelle sono dirigenze tecnicamente fallite, che poi però vincono il campionato. Se metti parametri devono valere per tutti, senza scappatoie".

L'ESPERIENZA CON LA SALERNITANA - "La seconda squadra coltiva solo un interesse sportivo, quello di valorizzare i giovani per portarli poi nella squadra principale. Dal punto di vista economico però non ha senso. Ho comprato la Salernitana in Eccellenza per 400mila euro. Poi ho vinto la Serie D, la C2, la C1 e la B, e mi hanno obbligato a svendere la società perché era arrivata in Serie A. Era stata periziata dagli 80 ai 100 milioni e venduta a 10 l’ultimo giorno a mezzanotte meno un minuto. Ho pensato, se porto la Lazio a Salerno e faccio una valorizzazione, uso i ricavi del territorio, uso le strutture della Salernitana per valorizzare sportivamente i calciatori per riportarmeli poi alla Lazio. Hanno eliminato questa cosa, ora ci sono squadre di Serie A in C che non posso retrocedere o vincere il campionato, è una follia. Così come aver portato il calcio femminile nel professionismo perché non ci sono ricavi, è una follia. È un vuoto a perdere. E poi c’è uno scemo come me che paga".