Banda: “Lavoravo 10 ore al giorno nei cantieri, ora sogno la Champions”

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Lameck Banda è una delle storie di questa Serie A. Pescato dallo scouting del Lecce nel Petah Tikva nel campionato israeliano, sta trovando molto spazio nelle gerarchie di Baroni. L’esterno zambiano classe 2001 si è raccontato alla Gazzetta dello Sport:

A scuola non me la cavavo male, però a 15 anni ho mollato. Eravamo molto poveri, così ho cominciato a lavorare con mio zio nei cantieri. Ci svegliavamo alle 5 e alle 6 eravamo sul posto. Finivamo alle 16 poi correvo agli allenamenti. A 18 anni sono andato a giocare in Russia, ho salutato famiglia e amici, ho scoperto un clima e una cultura sconosciuti. Ho tenuto duro per provare a regalare un futuro migliore alla mia famiglia. Ne è valsa la pena”.

Il primo regalo che ho fatto con i soldi guadagnati da calciatore? Ho comprato casa a mia nonna, che si è presa cura delle mie sorelle e di me. Ho perso mio padre quando avevo 4 anni, mentre mia madre era malata ed è morta quando ne avevo 17. Era tifosa dello United: sono cresciuto guardando i Red Devils e i video di Robinho, il mio idolo“.

Altre passioni oltre al calcio?  Mi piacciono serie tv e tatuaggi. Ho una croce sulla spalla e il nome di mia madre sul braccio. A mia nonna non piacciono: ha detto che se ne faccio altri me le suona”.

Ora penso a fare una grande stagione col Lecce. Tra qualche anno magari riuscirò ad arrivare in Champions. Trionfare in Europa sarebbe pazzesco“.

AntonioA