Il Cagliari di Rolando Maran ha raggiunto sabato contro il Genoa la salvezza matematica. L’obiettivo fissato ad inizio stagione, che di fatto non è mai stato in dubbio, è stato acquisito grazie ai punti conquistati alla Sardegna Arena (30 in totale) e alle prestazioni di tre giocatori su tutti: Cragno, Barella e Pavoletti. Per il resto la squadra sarda si è accontentata, ha vivacchiato nelle zone della medio bassa classifica e vinto alcuni scontri diretti decisivi. Pochi sussulti, se si escludono la rimonta contro la Roma e il successo contro l’Inter. Al primo anno sulla panchina dei rossoblù, Rolando Maran ha ottenuto una salvezza tranquilla senza chiedere di più al suo campionato. Ora, però, Giulini e Carli dovranno fare i conti con la pianificazione futura, in vista di quella che sarà la stagione che celebrerà il centenario di una delle società storiche della nostra Serie A. Le promesse fatte del Presidente Giulini cinque anni fa (stadio ed Europa entro il 2020) sembrano essere molto distanti dalla realtà, e ora anche i tifosi iniziano ad invocare scelte più coraggiose.
L’IMPATTO DI MARAN
La decisione del Presidente e del Ds rossoblù di portare Rolando Maran sulla panchina del Cagliari aveva invece già un significato preciso, quello di ritrovare certezze dopo un anno molto complicato, al termine del quale la squadra sarda aveva rischiato di retrocedere in Serie B. Nessun rischio, nessuna sorpresa: l’obiettivo era quello di raggiungere una salvezza tranquilla, attraverso la solidità del gruppo, i gol di Pavoletti e i successi tra le mura amiche. Il Cagliari in effetti ha fatto questo, e non è andato oltre. La gestione del tecnico trentino è da considerarsi comunque positiva. Rolando Maran aveva iniziato la stagione puntando su pochi concetti utili per cercare di ricostruire l’identità di gioco di una squadra che nella stagione precedente aveva perso ogni certezza. Da un lato ha curato la fase difensiva, rendendo il Cagliari un avversario difficile e scomodo da affrontare, dall’altro ha cercato di sfruttare le abilità nel palleggio dei suoi centrocampisti che, grazie al reciproco scambio di posizione nel rombo di centrocampo, sviluppavano l’azione a sostegno delle due punte.
L’infortunio di Castro però ha rotto il giocattolo e con esso le speranze dei tifosi rossoblù di assistere ad una proposta di gioco convincente. Da quel momento l’allenatore del Cagliari è comunque riuscito, dopo un periodo di appannamento, a ritrovare la solidità della sua squadra schierando Barella da trequartista, ma non gli sprazzi di bel gioco che si erano intravisti ad inizio anno. La squadra sarda ha conquistato i punti salvezza grazie ai gol di Pavoletti, alla leadership di Barella e alle parate di Cragno, qualità che non sono passate inosservate a Mancini, che ha premiato con la convocazione in Nazionale i tre gioielli rossoblù. Attorno a queste pedine però, una mediocrità diffusa. Se si esclude la stagione positiva di Ionita, nessuno degli altri componenti della rosa si è reso protagonista di un salto di qualità. Il Cagliari ha portato a termine una stagione nell’indifferenza generale, fatta eccezione per i tre elementi citati poc’anzi. Maran ha poche responsabilità a riguardo, ha raggiunto l’obiettivo prefissato dovendo anche affrontare alcune situazioni complicate come – oltre al già citato infortunio di Castro – un mercato non all’altezza e una stagione inconcludente del suo uomo di talento, Joao Pedro.
L’annata appena conclusa deve però far riflettere tutto l’ambiente rossoblù, che non si può accontentare di una mediocrità diffusa che nasconde non poche insidie.
TRA SCELTE SBAGLIATE E MANCANZA DI CORAGGIO
Innanzitutto solo uno dei tre uomini chiave di questa stagione è sicuro di vestire ancora la maglia rossoblù per il prossimo anno. Pavoletti a Cagliari sta bene, ha ritrovato continuità e costruito un bel feeling con la piazza, è improbabile che decida di andarsene ora. Anche Cragno, e naturalmente Barella, a Cagliari stanno bene, ma per ovvie ragioni il discorso per loro è diverso. Le ambizioni legittime dei ragazzi e la necessità della società di portare a termine due plusvalenze monstre sono considerazioni che lasciano pensare ad una loro probabile partenza in estate. Difficile pensare ad una scelta diversa da parte dei due, ad una decisione legata alla possibilità di rimandare l’addio in cambio degli stimoli di un progetto in crescita. Quello che appare è che di possibilità di crescita, per il progetto di Giulini, ce ne siano poche.
Durante questi anni la società del Presidente milanese infatti non ha nemmeno provato a creare le condizioni per poter mantenere quelle premesse ambiziose alle quali si accennava prima. Basti pensare agli acquisti di gennaio: l’unico giovane di prospettiva (Pellegrini) è stato acquistato dal Ds Carli in prestito e probabilmente tornerà alla base, gli arrivi di Thereau e Birsa ancora non si spiegano, Despodov e Oliva non hanno praticamente mai giocato. Difficile pensare, dunque, che Barella e Cragno decidano di rimanere in una squadra che ha poche possibilità di crescere e all’interno della quale il livello medio è decisamente inferiore alle loro qualità.
QUALI PROSPETTIVE?
Se dunque da un lato le prospettive sul piano economico per il Cagliari sono rosee, dall’altro non lo sono del tutto per ciò che riguarda l’aspetto tecnico e sportivo. Privarsi di Cragno e Barella significherebbe per i sardi rinunciare a due dei tre uomini più importanti della rosa in un colpo solo. Pavoletti, dunque, rimarrebbe l’unico calciatore di un certo spessore all’interno della squadra, che sarebbe da rinforzare non poco. Dopo un anno di assestamento e poco coraggio, il Cagliari si appresta ad affrontare una piccola (o grande?) rivoluzione.
Continuare a galleggiare, accontentarsi, pianificare di anno in anno oppure sfruttare il bottino per avviare una pianificazione di medio-lungo termine che possa portare almeno ad un tentativo di migliorarsi? Forse la ricorrenza del centenario sarà utile per ricordare a Giulini e a Carli il valore storico di questa società che, negli ultimi anni, non si è mai imposta come una realtà importante all’interno del campionato ma, al contrario, si è spesso nascosta cadendo nell’indifferenza generale. E a Cagliari ancora i tifosi aspettano novità concrete per ciò che riguarda lo stadio.