Un autunno di calcio. Finalmente. E l’emozione diventa tangibile, soprattutto per la prima, di nuovo, di Numero Diez allo stadio, nel segno del Diez vero che brilla a San Siro sempre di più ultimamente.
Dietrofront però: la vera partita inizia da fuori lo stadio, in un clima rilassato, spensierato, ottimista. Selfie, panini e qualche abbraccio, coi colori rossoneri ovunque, e qualche tifoso veneto a spargere l’arancio e in verde nel mare casalingo.
Atmosfera distesa, quasi da domenica pomeriggio di inizio estate, eppure si è ai primi giorni di vento e lieve freddo.
È il Milan a far dimenticare la fine dell’estate e l’avvento della nuova stagione, perchè in questo inizio del nuovo trimestre, è sempre la solita compagine solida ed entusiasmante a regalare i momenti più piacevoli della quotidianità.
L’APPROCCIO
Pioli sorprende subito i tifosi, dentro Kalulu, Gabbia e Ballo Tourè. Un Milan giovane e promettente ad affrontare un valorosissimo Venezia, sostenuto dai suoi circa 300 tifosi letteralmente scatenati nel settore ospiti, al terzo anello verde.
Un Pioli che conferma Tonali ma che lo appaia con Ismael Bennacer, subentrato domenica sera nella sfida pareggiata con la Juventus. Out Kessie, inizialmente in panchina con Saelemaekers, hernandez e, soprattutto, Tomori.
Turnover vero e proprio per i casalinghi, consapevoli però del grande valore potenziale legato a ciascun singolo: una Squadra sempre più in crescita, formatasi e sbocciata circa 18 mesi fa. Riscaldamento eseguito da tutto il team, riserve comprese, a dimostrazione che il gruppo è compatto. Pioli, presente in campo per tutta la durata del riscaldamento, a sorvegliare e sostenere ogni esercizio pre-gara.
Gioventù, freschezza e “propositività” a guidare le prime battute milanesi, col gran supporto della Sud, mai un minuto in silenzio per tutta la serata.
PRIMO TEMPO
Tante mezze occasioni, solo due realmente pericolose: Kalulu sfiora il gol non riuscito domenica sera, Florenzi di testa non cambia la dinamica dell’esecuzione del compagno, colpendo con troppa poca precisione la sfera di gioco. Un Milan che ci prova, sia con giocate individuali, che con azioni costruite di pura razionalità. Fa 30 ma non 31, anzi, la palla più pericolosa dei primi 2700 secondi di gara capita al Venezia, su un corner che poteva rivelarsi deleterio per la squadra di Pioli.
Bene Bennacer, benissimo Tonali, un centrocampo che fa girare in maniera rapida e precisa la palla. Esterni ottimi sia in fase difensiva che in fase offensiva: solo Johnsen riesce a impensierire, ma di poco, la retroguardia di casa. Ritmi tenuti alti per tutta la frazione di gioca, dove appunto manca solo l’imbuca finale. Milan che però non si fa prendere dalla fretta di dover sbloccare la gara a tutti i costi, consapevole che basta solo una giusta combinazione in più per cambiare il risultato del match…
SECONDO TEMPO
Rossoneri decisamente più interessati al pragmatismo: ricerca prepotente del vantaggio, con rapidi cambi di fronte, conduzioni prolungate per più metri del pallone, tentativi da fuori. Il Venezia resta lì, compatto, ordinato, studioso. Per i veneti sembra più una gara di atteso imprevisto positivo, sopravvivendo nel frattempo agli attacchi nemici.
Già al 51esimo iniziano ad allungarsi le squadre, con i vari reparti che mantengono quasi una distanza sociale involontaria. Son proprio però questi spazi a regalare più momenti frenetici improvvisi, con palloni sempre più scagliati in avanti e imbucati nell’area ospite. Rebic prova, Brahim spreca qualcosa, Leao non rischia colpi dal limite preferendo ancora una volta la manovra costruita anche dai 20/25 metri di gioco.
Tempo che scorre e che obbliga i ragazzi di Pioli a osare qualcosa in più, a saltare qualche passaggio facoltativo ma solitamente “comodo” e ad alzare lo sguardo non più solo verso il compagno di squadra ma anche e soprattutto verso quel rettangolo difeso da Maenpaa, fino al 60esimo poco collaudato in questa sfida.
Svolta, per l’appunto, all’ora di gioco: triplo cambio che comunica un segnale chiaro… alzare i ritmi, prepararsi a potenziali ripartenze, tentare il colpo decisivo.
Minuto 67, la svolta: è il Diez a buttar giù la preoccupazione, l’angoscia, la paura di un possibile mezzo passo falso casalingo. La manovra è semplice. Theo corre, Bennacer alza la testa, lo vede, lo serve con un pallone preciso che si posizione alle spalle della difesa e poi la conversione: tocco centrale alla ricerca del compagno, presente e ben posizionato. Manovra tanto semplice quanto bella, come questo Milan, anche stasera praticamente perfetto.
Un lampo brillante, pulito, energetico nel secondo giorno infrasettimanale in cui il Milan disputa una partita ufficiale quest’anno.
Al lampo di Brahim Diaz si somma il tuono di Theo Hernandez, entrato per spaccare la partita e che partita ha più che distrutto. Minuto 81, ci pensa Saelemaekers a costruire tutta la casa del gol, per poi dare le forbici del taglio del nastro al terzino spagnolo, sceso con una delle sue cavalcate e letale con uno dei suoi tiri di forti e precisi.
Il Milan riparte da qui, da altri punti che danno fiducia, consacrazione del duro lavoro svolto e alimenta le ambizioni rossonere per i futuri obiettivi. Certezze 2020/21 che si sono confermate in questa prima serata calcistica d’autunno 2021/22 per gli uomini di Pioli.
Il Milan vince, e non è di certo una notizia: alle altre pretendenti di questa zona, quella più desiderata da tutti, quella che a maggio ti consacra come campione, hic sunt rossoneri.