ESCLUSIVA - Valerio Casagrande: “Per il Parma nel presente investimenti e capitale, nel futuro un modello autosostenibile“

single

Abbiamo avuto il piacere e l’onore di intervistare Valerio Casagrande, Chief Financial Officer per il Parma Calcio 1913 e Coordinatore della Commissione Sostenibilità e Licenze Nazionali della Lega Serie B, con il quale abbiamo trattato diverse tematiche: dagli obiettivi del club, passando per la sostenibilità nel calcio di oggi e, chiudendo, con una visione futura della Lega Serie B.

Quali sono gli obiettivi societari del Parma Calcio nel breve e lungo periodo?

Mi piacerebbe innanzitutto evidenziare l’esistenza di obiettivi nel lungo termine e di piani strategici e operativi per poterli realizzare. La programmazione a lungo termine, infatti, non è scontata nel nostro settore. Ritengo che l’adozione di un simile approccio sia un punto di forza della proprietà di Parma Calcio e del nostro gruppo. Nello specifico, i nostri obiettivi sono declinati su quattro pilastri fondamentali: lo stadio, il centro sportivo, lo sviluppo commerciale del brand anche dal punto di vista internazionale e, ultimo ma non meno importante, lo sviluppo dei giovani”.

Ce le può approfondire?

Per quanto riguarda lo stadio, abbiamo l’obiettivo di avviare un’attività di ammodernamento dello Stadio Tardini. Renderlo più godibile e sostenibile dal punto di vista finanziario, ambientale e sociale, garantendo un’esperienza più funzionale per la nostra tifoseria.

Nel centro sportivo, invece, oltre ai campi di allenamenti ci sono anche gli uffici della società. La nostra intenzione è quella di ampliare la struttura, con la costruzione di nuovi campi da calcio, e di migliorare sia le aree destinate al personale amministrativo e gestionale, che quelle dedicate al personale sportivo.

Per quanto riguarda lo sviluppo commerciale, il Parma Calcio vuole puntare tra l’altro sulla visibilità internazionale acquisita nel corso della sua storia. Puntiamo all’ottimizzazione delle linee di ricavo esistenti nonché alla creazione di nuove, sempre rimanendo coerenti con la vocazione della società.

Infine, l’acquisizione, la selezione e lo sviluppo dei giovani è un principio applicabile a tutte le aree del club, in particolare a quella sportiva. I progetti di ammodernamento dello stadio e del centro sportivo sono finalizzati anche a fornire agli atleti le migliori facility possibili, permettendo di allenarsi e svilupparsi nel miglior modo possibile. Sono elementi che riteniamo renderanno il nostro club sempre più attraente per i migliori talenti.

In aggiunta a questi aspetti, vorrei evidenziare il nostro approccio metodologico, basato sull’acquisizione e sull’ analisi dei dati. Ovviamente bisogna bilanciare i due aspetti: la creazione e l’elaborazione dei dati, senza dimenticare le risorse umane, dove gli aspetti psicologici sono molto rilevanti”.

Tra i termini più utilizzati nel calcio di oggi c’è quello di ‘sostenibilità’. Quali sono, secondo lei, i fattori chiave di questo tema, collegati al sistema calcistico?

Mi tolgo momentaneamente il cappello di CFO di Parma Calcio. Ti parlo, dunque, non da un punto di vista soggettivo, ma di sistema, cosa che mi viene abbastanza naturale avendo ricoperto in passato il ruolo di Head of Finance and Control Department della Lega Serie B ed essendo tuttora il Coordinatore della Commissione Sostenibilità e Licenze Nazionali della Lega Serie B. 

Il settore vive, come ben testimoniato ad esempio dal Report Calcio della FIGC, una situazione di acuta tensione finanziaria, con un ammontare di debiti molto significativi. Dal punto mio di vista, è poco plausibile pensare e/o sperare che si affermino in forma diffusa – sottolineo in forma diffusa, perché a livello individuale, invece, si sono consolidate eccezioni di successo – dei modelli di gestione che nel breve periodo determinino un sostanziale turnover rispetto alla situazione attuale.

Sul lato delle entrate, è verosimile, infatti, che i ricavi da diritti audiovisivi, la principale fonte economica del calcio italiano, saranno stagnanti almeno per un altro triennio. L’attivazione della crescita di altre fonti di reddito, nuove oppure già esistenti (es. ticketing, naming rights, hospitality), è dipendente, in maniera prevalente, dal rinnovamento degli stadi, per il cui compimento è richiesto generalmente un periodo non inferiore ai 5 anni, anche a causa della complessità dell’iter burocratico richiesto.

Sul lato delle uscite, il settore, anche durante il periodo del Covid, ha fornito pochi segnali di controtendenza rispetto alla costante crescita dei costi, in particolare di quelli connessi al trading player. Ciò premesso, qual è l’elemento che può garantire la sostenibilità finanziaria del calcio italiano? Il capitale.

L’attrazione del capitale, in particolare da parte di investitori esteri, per il calcio italiano è, pertanto, una via obbligata, ma non irrealistica e non priva di opportunità collaterali. I brand dei club italiani continuano ad essere internazionalmente riconosciuti, il livello tecnico dei nostri campionati rimane, a livello globale, elevato – nonostante sia decisamente declinato rispetto a 20 anni fa -, i costi di acquisizione di un club sono relativamente attraenti rispetto ad altri campionati e il mercato è sostanzialmente allineato nel riconoscere ai nostri club una redditività latente che potrebbe essere portata a emersione, nel medio – lungo termine, da gestioni allineate con il moderno sport business.

Tutti gli elementi menzionati rendono i club italiani target attrattivi per gli investitori in particolare esteri, i quali sono quelli che dimostrano in questo periodo storico le maggiori disponibilità economiche. A tal fine, ossia per rimanere attrattivo verso questi soggetti o esserlo ancora maggiormente, per il calcio italiano diventa imperativo preservare credibilità e stabilità delle regole.

La sostenibilità nel lungo periodo passa dal miglioramento dei conti economici, mediante la crescita dei ricavi e/o la diminuzione dei costi mentre, nel breve periodo, dipende passa dal capitale degli investitori”.

Come ha già citato in precedenza, lei ha ricoperto la carica di Head of Finance and Control Department della Lega Serie B. Come vede il futuro della B sotto questo punto di vista?

La Lega di Serie B ha conosciuto un percorso di crescita dei ricavi commerciali nonché in termini di visibilità. Io sono convinto che questo percorso positivo avrà la possibilità di consolidarsi nei prossimi anni. Dal mio punto di vista, un elemento da consolidare per la Serie B è il posizionamento come fucina di talenti, auspicabilmente italiani, che possano essere importanti anche per le nostre nazionali.

Negli ultimi anni il peso dei giocatori stranieri è aumentato. Ci sono degli elementi, dal punto di vista normativo ed economico-finanziario che hanno determinato condizioni favorevoli all’acquisizione di giocatori stranieri rispetto a quelli italiani. Mi riferisco, tra gli altri, al cd. ‘Regime Impatriati’ o Decreto Crescita. Pur essendo condivisibile nel principio, secondo me presenta aspetti decisamente migliorabili, in particolare al fine di eliminarne alcuni elementi distorsivi. L’altro elemento riguarda la cosiddetta ‘Stanza di compensazione della Lega’.

Dal mio punto di vista è necessario un intervento, in particolare sul tema delle fideiussioni, per rendere meno disequilibrata la situazione rispetto al mercato internazionale, nel quale questo sistema non esiste. A parità di condizioni, se tu compri un giocatore dall’estero ti costa meno che comprarlo in Italia, disincentivando la produzione di giocatori in Italia con tutte le relative conseguenze. Infine, ho un’ultima proposta…”.

Prego.

Da quando è stato introdotto il divieto di sponsorizzazioni per le società di betting. Le società sportive sono state penalizzate, in quanto è stato loro precluso l’accesso a introiti considerevoli, visto il budget di cui il settore betting dispone. La mia proposta è di reintrodurre la possibilità di stabilire rapporti commerciali con le società operanti in tale ambito e di destinare i relativi introiti, in tutto o in parte, al settore giovanile.

Certificando, con un’attività di rendicontazione a posteriori, che queste somme siano state effettivamente utilizzate per il settore giovanile. Così si destinerebbe un’entrata, che è oggetto di controversia, a un fine meritevole, in un certo senso “riabilitandola”. Ovviamente tale intervento si radica nell’ambito della normativa statale e, dunque, il calcio non è autonomo in tale iniziativa ma deve attivare l’azione del legislatore statale”.

FrancescoF
Scritto da

Francesco Scanu