Nel frizzante Lipsia guidato da Julian Nagelsmann, in piena lotta per il titolo e agli ottavi di finale di Champions League da prima classificata, sta pian piano trovando spazio il talento cristallino e fragile di Patrik Schick.
QUESTIONE DI PRESSIONE E FEELING
“Qui c’è la possibilità di giocare in un ambiente con minore pressione rispetto a Roma. C’è la possibilità di rimanere più anonimo rispetto a quanto accade nella Capitale”.
Ancora prima che iniziasse a giocare per davvero, Schick si era espresso così in un’intervista alla Bild di metà ottobre. Già da queste parole si può ben capire come mai nella Roma, e soprattutto nella Roma di Paulo Fonseca – che a quelli che non reggono la pressione intimò di “andare a coltivare patate” – l’attaccante ceco non potesse trovarsi a proprio agio. Schick è arrivato alla Roma dalla porta sul retro, dopo il mancato trasferimento alla Juventus, in una squadra in pieno rinnovamento e in un ambiente che, ancora oggi, vive un rapporto decisamente incrinato con la proprietà e tende, quindi, a perdonare poco, ancor meno di prima, le sbavature sul campo da gioco. Ancor di più se sei arrivato durante l’era Monchi, che da salvare ha lasciato molto poco, il ricordo di te è da cancellare quanto prima.
La difficile stagione della Roma – la scorsa – ha fatto definitivamente naufragare il talento del ragazzo, già rallentato da un continuum di infortuni (18 partite saltate nei due anni in giallorosso) e da una conseguente, lampante, fragilità psicologica. Un tunnel di cui Schick non sembrava poter vedere l’uscita, che nel suo caso non poteva che coincidere con l’addio alla Capitale: quel 2 settembre in cui è stato ufficializzato il suo passaggio al Lipsia (mentre Kalinic posava con la sciarpa giallorossa a Fiumicino) è una data che, forse, gli cambierà la carriera, come lo è stato per diversi talenti allenati da Julian Nagelsmann. Schick questa volta non è passato dalla porta sul retro ma, anzi, si è visto accolto da chi è sempre stato un suo grande estimatore.
“Schick mi piace, lo volevo anche ai tempi dell’Hoffenheim, poi non se ne fece nulla. Ha grande talento e grandi qualità”.
Anche se un problema alla caviglia (e cos’altro se no?) gli ha fatto saltare praticamente tutta la stagione da metà settembre a inizio novembre, ora il talento di Praga sta ritrovando il campo, le giocate e il sorriso.
NUMERI
Schick ha giocato in cinque delle ultime sei partite del Lipsia, mettendo a referto 2 gol e 1 assist. Sulla base solo di questo sarebbe ovviamente prematuro darlo per rinato, ma bisogna comunque tenere conto di due aspetti in particolare.
In primo luogo, il fatto che Schick sia partito dal primo minuto in 3 delle ultime 4 partite del Lipsia in Bundesliga, preferito a Yussuf Poulsen (che lo scorso anno chiuse con 19 gol stagionali): in una parola, gode della piena fiducia di Nagelsmann al punto da essere quasi, nonostante il recente rientro dall’infortunio, un titolare a tutti gli effetti. Già solo questo può fare tutta la differenza del mondo in un ragazzo di 23 anni falcidiato da infortuni e critiche.
Il secondo aspetto da osservare è la qualità delle giocate di Schick, di quei 2 gol e 1 assist di cui sopra. Per esempio, il gol segnato al Paderborn al suo esordio dal 1′, che mette in mostra tutta la sua capacità nello stop orientato (e nel finalizzare).

Schick riceve palla da Werner, la aggiusta con un controllo che gli consente di passare in mezzo a due difensori e poi batte il portiere con un tocco sotto
Contro l’Hoffenheim ha invece confezionato un assist al bacio che mostra la sua capacità di fare da 9 boa e da 10, oltre a certificare la sua intesa – già ottima, come si è visto – con Timo Werner.

Anche qui Schick riceve palla da Werner, che ama spaziare e girare attorno al ceco: sterzata sul mancino e assist al bacio con tunnel all’avversario
A queste due giocate si aggiungono il gol realizzato sabato contro il Fortuna Dusseldorf (in allungo di destro) e il sombrero che ha procurato al Lipsia il rigore – poi trasformato – nel match casalingo di Champions League contro il Benfica.
IL RUOLO
Categorizzare Patrik Schick non è semplice, per non dire che è impossibile. Ha senza dubbio le qualità fisiche, la capacità di attaccare lo spazio e la precisione sottoporta di un numero 9 ma è anche un giocatore di spiccate capacità tecniche che ama spaziare lungo tutto il fronte, come un numero 10. Al tempo stesso non ha sicuramente l’attitudine e la forza muscolare per svolgere i compiti della boa, sicuramente non da riferimento unico del reparto d’attacco. In questo senso è possibile capire quale sia il ruolo in cui Schick può rendere al meglio. Come fu alla Sampdoria e com’è oggi al Lipsia, l’attaccante ceco può dare il meglio di sé in una coppia d’attacco, anche se il discorso può essere specificato basandosi sulle sue caratteristiche: Schick rende al meglio in un sistema di gioco che gli consente di muoversi liberamente.

L’heatmap rappresenta le zone occupate da Schick in un Inter-Sampdoria del 2017: l’attaccante ceco occupò praticamente qualsiasi zona del campo (Fonte: Whoscored.com)

Quest’heatmap risale al match di sabato contro il Fortuna Dusseldorf: le zone maggiormente frequentate sono centrali, in particolare modo però quella antecedente all’area di rigore. Il ceco ha comunque occupato anche in buona parte le zone laterali (Fonte: Whoscored.com)

Questa heatmap risale invece ad un match disputato con la maglia della Roma, contro il Sassuolo: l’addensamento maggiore è al centro dell’area di rigore, sintomo dei diversi compiti che il ceco era chiamato a svolgere in giallorosso. (Fonte: Whoscored.com)
Non sarebbe corretto ridurre i problemi di Schick nella Capitale al semplice posizionamento in campo, ma è altrettanto evidente che il ceco non possa essere considerato un riferimento centrale alla stessa stregua di Edin Dzeko. Nagelsmann lo voleva per il 3-5-2 del suo Hoffenheim e lo sta inserendo nel 4-4-2 (o 4-2-2-2) del suo Lipsia, dove può esaltare e farsi esaltare da un giocatore come Werner, abile ad agire su tutto il fronte quanto da terminale offensivo.
Capire Patrik Schick è ancora un’ardua missione ma, ad oggi, l’impressione è che sia stato capito da Nagelsmann e dal suo Lipsia. Se fosse davvero così, un grande talento si sarebbe finalmente ritrovato e a sua volta il calcio avrebbe ritrovato un grande talento.