Il Milan di Pioli e la sua nuova possibile veste tattica

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È un periodo particolarmente turbolento per il Milan, pragmatico e concreto in Champions ma flebile e opaco in campionato.

La delicatissima sfida di domenica con il Napoli pone questioni fondamentali per la squadra di Pioli, sia per l’obiettivo del raggiungimento dei primi quattro posti in campionato (che vede una lotta agguerritissima tra varie compagini), sia in vista dell’affascinante sfida contro gli stessi azzurri in Champions, crocevia interessantissimo per la stagione rossonera.

La profonda crisi d’identità milanista dal punto di vista del gioco è un tema che Pioli deve affrontare con urgenza e che va ben oltre il modulo da adottare, dato che vi sono di mezzo anche questioni prettamente mentali e attitudinali.

L’UTILIZZO DEL 3-4-2-1

L’esperimento del 3-4-2-1 intravisto nelle ultime settimane ha mostrato risultati momentaneamente positivi, come per esempio la ritrovata stabilità difensiva e la scoperta nella retroguardia di un centrale come Thiaw, talento tedesco classe 2001, solido e moderno che ha donato linfa vitale alla fase difensiva.

 

Purtroppo per i rossoneri la svolta tattica si è rivelata essere solo la quiete prima della tempesta, dato che il Milan dopo un primo periodo di assestamento è tornato a subire gol come se piovesse, ben 6 nelle ultime 3 partite di campionato.

Il dato non sarebbe così allarmante se la squadra di Pioli ne avesse segnati almeno altrettanti, ma il bottino di gol in realtà è molto scarno (solo 3 nello stesso numero di partite), indice di un gioco e una cattiveria agonistica da ritrovare con urgenza.

IL RITORNO AL 4-2-3-1 E L’IMPORTANZA DI KESSIE

Una delle soluzioni paventate per venire incontro alle necessità di gioco e stabilità, sarebbe il ritorno al modulo che ha stampato il tricolore sulla maglia rossonera e che ha accompagnato i Campioni d’Italia per tutta la prima parte di stagione, ovvero il 4-2-3-1.

Vi è però una riflessione da porre.

Uno dei motivi che ha fatto grande il Milan della scorsa stagione e che l’ha condotta alla vittoria del campionato è stato (oltre ad un mentalità propositiva di tutta la squadra) la presenza nei due mediani davanti alla difesa (affianco a uno tra Bennacer o Tonali) di un giocatore totalizzante come Franck Kessie.

 

L’ivoriano, adesso al Barcellona, era un ingranaggio importantissimo nella macchina rossonera, per via del suo apporto fortemente muscolare e qualitativo.

Il 4-2-3-1 è un modulo complesso e molto dispendioso dal punto di vista fisico, che necessita tra l’altro di due mediani che sappiano dare equilibrio e costruzione e che possano supportare i tre trequartisti e la punta.

La presenza di un giocatore totale come Kessie che abbia la capacità di recuperare e gestire palloni, oltre che di interpretare il ruolo di “collante tra i reparti” era quindi fondamentale.

Il Milan sceso in campo con questo modulo a inizio stagione ma orfano dell’ apporto a centrocampo del classe ’96 è parsa spesso sfilacciata, disunita e disorganizzata nelle ripartenze avversarie.

LA POSSIBILITÀ DI UN CENTROCAMPO A 3 E LA QUESTIONE MENTALE

Una soluzione che potrebbe ridonare equilibrio e gioco al Diavolo potrebbe essere quello di impostare un centrocampo a 3 (inserendo quindi un altra mezz’ala nello scacchiere della metà campo), idea ancora poco esplorata da Pioli che molto raramente si distacca dal dualismo sulla mediana.

L’aggiunta di una mezz’ala potrebbe portare una soluzione in più in fase di impostazione della manovra e maggior densità a centrocampo, che a volte pare dissestato in fase di non possesso.

Le pedine da poter affiancare a Tonali e Bennacer sono varie, e il centrocampo rossonero è abbastanza lungo dal punto di vista degli uomini schierabili da poter reggere un tridente anche a lungo termine.

La prima opzione (che è anche la più futuribile) è quella di Yacine Adli, talentuoso centrocampista francese classe 2000 duttile ed estroso, che Pioli può forgiare e lavorare anche dal punto di vista fisico e della muscolarità.

Nonostante il suo scarso utilizzo, il gioiello ex Bordeaux ha un gran potenziale e ha mostrato (nel poco tempo in cui è stato impiegato) guizzi di qualità e ingegno.

Un' altra idea, sicuramente più di sostanza e di equilibrio potrebbe rivelarsi essere Pobega, anche lui un po' ai margini del progetto, oltre che il duttile e dinamico Aster Vranckx, scoperta di Maldini classe 2002, paragonato da molti al suo connazionale Axel Witsel.

Vi è poi il sempreverde Rade Krunic, che può portare esperienza e intelligenza tattica a servizio del centrocampo di Pioli.

I moduli di partenza potrebbero essere il 4-3-3, con davanti Leao e Brahim Diaz a supporto di Giroud; oppure il 3-5-2, che andrebbe a valorizzare e lasciare libertà d'azione a Theo Hernandez e Saelemaekers sulle fasce (quest'ultimo intercambiabile con Calabria a secondo delle esigenze della gara), e al contempo non obbligherebbe il tecnico a sacrificare in panchina uno tra Thiaw, Tomori e Kalulu, tutti e tre attuali cardini difensivi di questo Milan.

C'è da aggiungere però che, oltre al chiaro grattacapo tattico, sui rossoneri gravi una condizione mentale non idilliaca, che compromette notevolmente le prestazioni.

Infatti, oltre che di un gioco aggressivo e propositivo, il Milan ha sempre beneficiato dei bagliori e delle invenzioni individuali di alcuni elementi della rosa quali Leao, quest'anno un po' oscillante nelle prestazioni anche per via di una poco chiara condizione contrattuale, o Theo Hernandez, che non sta dimostrando la stessa esplosività e prepotenza tecnica dello scorso anno.

Starà a Pioli, quindi, ritrovare la sua squadra, sia dal punto di vista tattico che mentale. Anche perché dalle prossime gare dipenderà la valutazione di un'intera stagione.

JacopoJ
Scritto da

Jacopo Dimagli