Il sentimento dei colchoneros: la storia del Club Atlético de Madrid

Negli ultimi anni l’Atlético Madrid si è affermato come una delle squadre più forti e importanti del panorama internazionale, uscendo dall’ombra dell’altra squadra di Madrid, ovvero il Real. Non deve essere stato facile per i tifosi combattere ogni giorno contro gli acerrimi rivali, sempre più belli, ricchi e vincenti di loro. Eppure, la storia dell’Atléti è cambiata radicalmente e oggi i colchoneros se la possono giocare con chiunque, dopo aver anche arricchito la propria bacheca nelle ultime stagioni.

FONDAZIONE DEL CLUB

Partiamo con ordine, nella storia dell’Atlético Madrid il 26 aprile 1903 rappresenta una data fondamentale: 3 studenti di ingegneria baschi fondano il club, con il nome di “Athletic Club”. I più attenti noteranno che quel nome, in realtà, si riferisce al Bilbao: infatti i tre compagni fondarono il club proprio con l’intento di farne una società satellite della squadra basca.

I colori per le maglie di gara adottati, in primis, furono proprio il bianco e il blu. In un secondo momento, nel 1911, la squadra decise di cambiare, adottando delle divise bianche con le strisce rosse. Il motivo? Le maglie di quei colori erano più economiche e si sarebbero potute ricavare dalla foggia dei materassi. Da lì, l’apodo che rappresenta i giocatori e tifosi della squadra diventa proprio i colchoneros, ovvero i materassai.

Una delle prime formazioni dell’Atlético Madrid

Il binomio Madrid-Bilbao rimase in vita fino al 1913, poi la squadra divenne indipendente. Nel 1923 fu costruito anche il primo stadio, il Metropolitano, pronto ad ospitare le gare casalinghe di una squadra che si stava affacciando verso le competizioni nazionali.

La storia dell’Atlético Madrid è sempre stata piena di situazioni precarie, come quella vissuta nel 1939: la guerra civile toglie 8 giocatori dalla squadra, che viene costretta quindi a fondersi con l’Aviación Nacional. Il club diventa così Athletic Aviación de Madrid e può partecipare alla Primera División. Negli anni seguenti, con l’imposizione del regime franchista, il club assume la nominazione attuale, ovvero Club Atlético de Madrid.

NON È FACILE TIFARE ATLÉTI

Dagli anni ’50 in poi L’Atlético Madrid si conferma come una squadra di medio-alta classifica, che qualche volta riesce a spodestare i poteri forti e collezionare trofei in bacheca. L’esempio di una delle imprese più importanti, di quegli anni, sono i due campionati consecutivi vinti nelle stagioni 1949/50 e 1950/51. In panchina sedeva Helenio Herrera, Il Mago, che negli anni successivi farà le fortune anche dell’Inter.

Passano gli anni e l’Atlético continua a vincere qualche titolo sporadico, ma non diventa la potenza che vorrebbero i tifosi, vedendo soprattutto le vittorie dei rivali del Real. I blancos, infatti, riescono a vincere ben 5 Champions League consecutive, una striscia incredibile rimasta ancora ineguagliata.

I colchoneros, invece, si accontentano di vincere 4 campionati, 5 Cope Del Rey, 1 Coppa delle Coppe e 1 Intercontinentale. Bottino magro, però, calcolando il periodo: questi trofei sono stati vinti nei 20 anni successivi alla doppietta del mago Herrera.

Un’altra data molto importante è il 2 ottobre del 1966, quando viene inaugurato il nuovo stadio, l’Estadio Manzanares. L’impianto venne costruito proprio sulle rive del fiume e poteva ospitare ben 62000 spettatori. Fu il primo stadio in Europa ad avere tutti i posti disponibili a sedere. Successivamente prenderà il nome di Estadio Vicente Calderón, proprio in onore del presidente del club.

Il Calderon era uno degli stadi più affascinanti d’Europa, dal 2017 è stato sostituito dal più moderno Wanda Metropolitano

LA PRESIDENZA GIL

Dopo gli anni ’70 l’Atlético Madrid continua a rimanere una buona squadra, ma i titoli vinti sono sempre meno e soprattutto iniziano ad arrivare anche i problemi societari. Il presidente Calderón muore e la società venne acquistata da Jesús Gil, politico ed imprenditore. Con Gil la squadra si riprende e torna a combattere per i primi posti di Spagna, vincendo nei primi anni di presidenza 2 Cope del Rey contro i rivali del Real Madrid.

Il meglio arriva nella stagione 1995/96, con la vittoria del campionato (che mancava da 19 anni) e anche la Copa del Rey, centrando una storica doppietta. Dopo quel momento, però, l’Atlético ricomincia un’altra fase di declino, che culmina nel 2000 con la retrocessione in Segunda e il presidente Gil coinvolto in alcuni scandali politici.

I colchoneros che festeggiano il doblete, sotto la presidenza Gil. Da notare anche Diego Pablo Simeone, terzo in ginocchia a partire da sinsitra.

Per riprendersi il club fa affidamento totale in panchina sul ritorno di Luis Aragonés, una delle figure più importanti della storia dell’Atlético. Ha giocato 10 anni con la maglia dei colchoneros, vincendo 3 campionati e 2 Cope del Rey, mentre da allenatore ha vinto 1 campionato e 3 Cope del Rey. A questi trofei si deve aggiungere anche la Segunda División: dopo due anni di purgatorio l’Atlético è pronto a tornare in Primera.

GLI ANNI 2000, TORRES E L’EUROPA LEAGUE

La ripresa dell’Atlético Madrid parte soprattutto dalla società, quando il produttore cinematografico Enrique Cerezo Torres rileva il club. Dal Torres presidente si passa al Torres giocatore: nel 2001 esordisce contro il Leganés questo ragazzino delle giovanili, diventando a 17 anni il più giovane di sempre a vestire la maglia dei colchoneros. Quando sta per entrare in campo, dagli spalti, i tifosi lo etichettano subito: “Guardate la sua faccia, sembra un niño, un bambino”. Ma fin dai primi palloni toccati El Niño fa capire ai suoi tifosi che quel ragazzino ha tutte le carte in regola per farli tornare grandi.

Torres a 19 anni diventa il più giovane capitano nella storia dell’Atlético Madrid, colleziona in totale più di 200 presenze e 80 gol con la maglia dei colchoneros, ma non arriva nessun titolo. All’apice del suo momento con l’Atléti, Torres viene ceduto al Liverpool per una cifra vicina ai 27 milioni di sterline. La squadra, grazie anche a lui, è tornata ad occupare stabilmente le posizioni di metà classifica, ma serve una svolta per poter tornare grandi.

La svolta arriva nel 2009/2010, quando i colchoneros, guidati in panchina da Quique Sánchez Flores vincono l’Europa League. L’Atlético è trascinato dai propri attaccanti, che sono Diego Forlán e Sergio Agüero. La squadra vince anche la Supercoppa Europea, ai danni di un Inter reduce dal triplete, e torna definitivamente sulle mappe del calcio europeo.

A questi due successi, però, va dato seguito. Il vero e proprio turning point della storia dell’Atlético arriva nel 2011, quando l’argentino Simeone subentra in panchina a Gregorio Manzano. Simeone è stato uno dei giocatori più amati in maglia colchonera, ha vinto il campionato nel 1996 e sembra essere la figura giusta. Da allenatore ha fatto benissimo in patria, si è confermato in Italia al Catania, per lui è arrivato il momento del grande salto.

L’ERA SIMEONE

Simeone si presenta al popolo colchonero con il leitmotiv che poi caratterizzerà tutti i suoi anni alla guida dell’Atlético:

Voglio una squadra aggressiva, fisica, agguerrita, basata sul contropiede e sulla velocità, caratteristiche che hanno sempre fatto innamorare i nostri tifosi. Cercheremo di tornare alle radici della nostra storia

Il mantra di Simeone è il 4-4-2, che si basa sul tenere i reparti collegati tra loro, le linee strette e una formidabile fase difensiva. Nella stagione d’esordio il tecnico argentino vince l’Europa League, la seconda nella storia del club. Nella stagione successiva vince la Supercoppa Europea e la Copa del Rey contro il Real, guidato da un attaccante formidabile di nome Radamel Falcao. Simeone, grazie a questi successi, pone le basi per arrivare a qualcosa di più grosso, mattoncino dopo mattoncino.

La stagione della consacrazione è quella del 2013/14, quando si è visto probabilmente l’Atlético Madrid più forte di sempre. La squadra se la gioca a viso aperto contro i due colossi che hanno monopolizzato il calcio spagnolo e mondiale negli ultimi anni, Barcellona e Real Madrid. I colchoneros arrivano all’ultima giornata di Liga in una sorta di spareggio al Camp Nou: se l’Atlético non perde, è campione di Spagna. Finisce 1-1, con il gol del capitano Godin che pareggia i conti nella ripresa e regala il decimo titolo all’Atléti, il primo dopo quello del ’96.

L’esultanza del Flaco Godin, il suo cabezazo consegna lo scudetto all’Atléti e rompe il duopolio Barça-Real che resisteva dal 2005

La vittoria dei colchoneros rimane, ancora oggi, una delle imprese della storia del calcio. Per coronare quella stagione la squadra di Simeone arrivò anche in finale di Champions, persa in modo rocambolesco contro i rivali di sempre del Real. Ma è dopo la vittoria di quell’incredibile Liga con 90 punti che l’Atlético ha capito di potersela giocare a viso aperto contro qualsiasi squadra.

Negli anni successivi lo status della squadra cresce a dismisura, nel 2016 può arrivare la vendetta più importante perché l’Atléti finisce ancora una volta in finale di Champions, sempre contro il Real. A San Siro a festeggiare sono sempre loro, gli odiati rivali, vincendo la lotteria dei calci di rigore.

Il Cholo, da quando si è seduto sulla panchina dei colchoneros, ha avviato una vera e propria rivoluzione, che ha fatto diventare l’Atlético Madrid una delle squadre più importanti del mondo. Il fatturato del club si è quadruplicato. La sua filosofia, il “Cholismo”, il suo modo di interpretare le gare, come i suoi giocatori lottano in campo, sono tutte cose che si fondono in modo perfetto tra di loro.

Nella storia dell’Atlético Madrid c’è un “pre” e ci sarà un “post” Simeone, un uomo che ha cambiato, in meglio, la seconda squadra di Madrid. Ad un club come l’Atléti serviva un condottiero, un capo popolo, capace di compiere qualcosa di importante, capace di non far sentire mai i tifosi colchoneros inferiori a nessuno. Diego Pablo Simeone ci è riuscito, è per questo che probabilmente rimarrà la figura più importante della storia del club. Un club che è destinato a crescere ancora nei prossimi anni, anche quando non ci sarà più il suo capo popolo.