ESCLUSIVA – Cardoni: “Il Lussemburgo sogna EURO 2024. Georgia? Tutto può accadere”

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“Dat ass eis Land, wou mir alles géifen don”, ovvero “Questa è la nostra terra, per cui sacrificheremmo tutto”. Queste parole, impresse nell’inno nazionale, risuonano come un imperativo nel cuore dei cittadini del Lussemburgo, nazione in cui il patriottismo scorre profondo come le acque dell’Alzette e del Sûre. In questo contesto di fervente dedizione verso la propria terra, il Lussemburgo si appresta ad illuminare il palcoscenico calcistico internazionale, in occasione dei play-off per la qualificazione ad EURO 2024.

UN SOGNO CHIAMATO EURO 2024

Il Lussemburgo, inserito nel gruppo J delle qualificazioni per i prossimi Europei, ha seguito un percorso sorprendente. Affrontando avversari come Portogallo, Slovacchia, Islanda, Bosnia e Liechtenstein, la piccola nazione ha dimostrato grande determinazione. Dopo sei giornate, ha chiuso al terzo posto con 17 punti, dietro al Portogallo, primo con 30 punti, e alla Slovacchia di Francesco Calzona, seconda con 22 punti.

Con questo insperato posizionamento nel girone, il Lussemburgo ha guadagnato l’accesso ai play-off. Il prossimo 21 marzo, i Roud Léiwen affronteranno la Georgia, priva dello squalificato Khvicha Kvaratskhelia. La vincitrice di questo incontro si qualificherà per la finale, in una gara secca, contro una tra Grecia e Kazakistan. Questo match sarà cruciale per ottenere il pass per gli Europei in Germania.

In vista della delicata sfida contro la Georgia, ai microfoni di Numero Diez è intervenuto Manuel Cardoni, direttore tecnico del Lussemburgo.

L’INTERVISTA

Come descriverebbe l’attuale situazione calcistica lussemburghese?

“In questo momento siamo ad un livello che non abbiamo mai raggiunto nella nostra storia. Solo nel 1963 abbiamo raggiunto una sorta di quarto di finale, ma non era ancora il campionato europeo come lo intendiamo oggi. Parlo comunque di più di 60 anni fa. Ora siamo nel momento più interessante della nostra storia perché abbiamo la possibilità di qualificarci per un campionato europeo. Anche per quanto riguarda il vivaio, abbiamo dei giovani molto interessanti, che hanno suscitato gli interessi di squadre come Bayern Monaco e così via. Siamo in un momento interessante e importante per il calcio lussemburghese, siamo molto contenti. Giocheremo il match contro la Georgia da underdog. Per noi già partecipare è una grande vittoria. Ovviamente vorremmo andare avanti perché è un’occasione unica e non possiamo sapere se avverrà nuovamente”.

Quali sono i fattori che hanno contribuito a questa crescita esponenziale?

“In questo momento siamo all’85° posto nel ranking FIFA. Per raggiungere questo importante piazzamento abbiamo investito sul vivaio. Circa 20 anni fa, abbiamo costruito delle infrastrutture per una scuola calcio che centralizza i migliori talenti. 11/12 anni fa abbiamo preso un direttore tecnico che ha creato anche strutture e metodologie incentrate sulla crescita individuale dei calciatori. Da lì è partito tutto il progetto. Per quanto riguarda me, sono qui da 10 anni: prima ero in under-21 e under-19, ora mi occupo della direzione tecnica. Stiamo provando a creare una formazione basata sul gioco, pensiamo di sviluppare i giocatori in questo modo. In occasione dell’ultima partita vinta in casa, contro la Bosnia, sui 23 calciatori convocati, 15 sono usciti dal nostro centro sportivo.

È partito tutto 10 anni fa: con molta pazienza e tante idee, abbiamo costruito qualcosa di importante. Secondo me, siamo a metà strada del nostro percorso di crescita. Ora i margini di miglioramento sono differenti, considerando che solo 10 anni fa eravamo ai livelli di Lichtenstein e San Marino. Dobbiamo lavorare sui dettagli. Abbiamo qualche problema per quanto riguarda la fascia d’età di 17-22 anni, in cui perdiamo giocatori che non riescono a giungere nel calcio che conta. Abbiamo delle difficoltà, non solo nel Paese, ma anche guardando i giocatori che sono all’estero. Secondo me sono ancora troppi i talenti lussemburghesi che non riescono a raggiungere il grande calcio”.

Quali sono i vostri punti di forza e come pensate di affrontare la Georgia?

“Noi abbiamo un allenatore (Luc Holtz, ndr) che punta molto sul gioco. Però il mister sa anche che, se puntiamo troppo sul gioco, rischiamo di prendere batoste. Questo è successo due volte contro il Portogallo. Secondo me, se siamo compatti, possiamo giocarcela con tutte le squadre dal numero 10 al numero 50 del ranking. Sulla giornata possiamo giocarcela. Abbiamo un centrocampo molto forte. In attacco ci sono tanti giocatori importanti, che inventano e sanno risolvere le partite con delle giocate: questo è un punto di forza. L’allenatore punta molto sul calcio di possesso, però è una persona calcisticamente molto intelligente.

Sappiamo ancora chi siamo, sappiamo ancora che siamo il Lussemburgo. Se giochiamo una partita all’estero, non partiamo favoriti. Accadrà con la Georgia, che giocherà davanti a 50.000 persone. Sappiamo che non partiamo favoriti, dunque toccherà indossare gli abiti da lavoro e sudare.

Ma non si sa mai, d’altronde in difesa siamo bravi e abbiamo anche un centrocampo molto forte. Abbiamo Leandro Barreiro, Mathias Olesen e Christopher Martins: secondo me sono all’altezza della Serie A. In retroguardia abbiamo un difensore esperto come Maxime Chanot, che ha giocato con Pirlo al New York City. Se loro sono in forma, possiamo creare qualcosa di interessante. Giocare all’estero è sempre molto difficile. Qui in Lussemburgo, nel nuovo stadio, si è creata un’atmosfera che prima non c’era. Dal punto di vista tattico, penso che punteremo su un 4-3-3 che diventerà un 4-5-1: questo schema è stata la base delle ultime prestazioni soddisfacenti”.

Che aria si respira in Lussemburgo in vista dei play-off per la qualificazione ad Euro2024?

“Anche se non sembra, il Lussemburgo è un paese calcistico, c’è grande interesse verso questo sport. Qui è molto seguita la Bundesliga. Ogni settimana partono tanti bus per andare a vedere partite a Colonia, Düsseldorf, Monaco, Mainz, a Francoforte… Prima, però, i lussemburghesi non erano grandi tifosi della nazionale. Ora l’aria è cambiata: tante persone seguono le nostre partite e in giro si vedono moltissime maglie della nazionale. Prima tutti indossavano le divise di altre formazioni, soprattutto quelle del Paese d’origine. Ora, invece, tutti indossano i nostri colori. Tre anni fa abbiamo avuto un nuovo stadio con 10mila posti: lì si respira aria di grande gioia. C’è grande speranza di farcela. Tutto ciò è bellissimo, non abbiamo mai vissuto nulla di simile”.

La nazionale lussemburghese è composta da una grande varietà etnica: che impatto ha questo, in termini calcistici?

“Il calcio unisce. Nel vivaio, ad esempio, abbiamo calciatori che provengono dal Nepal, Eritrea, Camerun, Portogallo, ex Jugoslavia, Finlandia, e così via. Ovviamente ci sono anche ragazzi originari del Lussemburgo. Dentro lo spogliatoio, però, tutti parlano lussemburghese perché il calcio unisce. I nostri calciatori, nonostante le differenze etniche, non hanno pregiudizi. Tra i nostri ragazzi non ci sono discussioni, si parla solo la lingua del calcio, che è quella unisce. Questo è un altro punto di forza della nostra Nazionale”.

Tra i calciatori in possesso di passaporto lussemburghese c’è Dany Mota: c’è mai stata la concreta possibilità di vederlo nella vostra Nazionale?

“Ovviamente siamo molto interessati a Dany Mota. Sono andato due volte a trovarlo. L’ho incontrato, insieme al CT, prima a Sassuolo, quando militava nella Primavera neroverde; poi sono andato a Chiavari, quando giocava alla Virtus Entella. Successivamente ha giocato la finale dell’Europeo under-21 con il Portogallo. Quando allenavo il Lussemburgo under-21, avevamo già preso i biglietti per averlo in rosa per una partita. Parlo di 5/6 anni fa, quando era nella prima squadra dell’Entella. Tutto saltò per ragioni sportive: la dirigenza biancoceleste non era d’accordo e Dany temeva di perdere il posto in squadra.

Da quel momento, non ha più voluto venire a giocare con noi. Qualche mese fa, la Federazione ha avuto dei contatti con il fratello e con il suo procuratore. A noi farebbe molto comodo perché gioca in Serie A, però non ha cambiato idea, non vuole giocare per il Lussemburgo. Il suo sogno è giocare per il Portogallo: magari un giorno ci riuscirà, anche se non è semplice considerando il livello dei calciatori in rosa. Ha preso la sua scelta e va rispettata”.

Quali sono gli obiettivi a lungo termine della federazione?

“Io credo nel lavoro, nelle idee e nel gioco. Dobbiamo continuare sulla strada che abbiamo intrapreso negli ultimi anni, in termini di gioco e di crescita dei giovani. Abbiamo dei nuovi metodi di allenamento anche per i giovani: giochiamo 3 contro 3, 4 contro 4, 6 contro 6, 8 contro 8. Li alleniamo in varie situazioni di gioco, soprattutto per migliorare il possesso palla. Puntiamo molto anche sulla formazione dei allenatori, soprattutto nel settore giovanile. Ovviamente vogliamo dei risultati, ma ci focalizziamo soprattutto sul come raggiungere determinati obiettivi. Vogliamo puntare sul gioco e avere pazienza.

Noi crediamo nel nostro processo di crescita, che faremo a piccoli passi. Sul lungo termine, ci vuole un po’ di fortuna nel sorteggio. È necessario crescere come gruppo e creare interazione tra i giocatori. Per ottenere questi risultati, dobbiamo formare i calciatori: in questo senso, partiamo dalle basi. In Lussemburgo, contrariamente a quanto si pensa, c’è veramente tanto talento. Il nostro obiettivo è rientrare tra i migliori 50 del ranking FIFA: è il mio sogno, ma sognare non è proibito”.

Che effetti avrebbe la qualificazione ad EURO 2024 sul Lussemburgo, sia a livello nazionale che internazionale?

“Sarebbe una pubblicità enorme per il nostro Paese. Siamo spesso visti come un paese finanziario basato sulle banche, dove si vive bene economicamente. Oltre a questo, però siamo un Paese come tutti gli altri, dove si vive abbastanza bene e sul piano sociale c’è una pace abbastanza importante. La pubblicità che ne deriverebbe sarebbe impagabile, abbatterebbe tutti gli stereotipi. Ne gioverebbero, ovviamente, anche singoli: il mercato dei nostri giocatori aumenterebbe enormemente. Ci sarebbe uno sguardo ancora più approfondito sulla nostra accademia. Già ora tante squadre italiane sono interessate al calcio lussemburghese. Lo è ancora di più la Germania e anche un po’ la Francia. Belgio e Francia formano tanto i giovani, invece la Germania li acquista soprattutto.

Andare agli Europei, dunque, per i nostri giocatori sarebbe una grande pubblicità. Per il settore amministrativo della Federazione, però, sarebbe un tsunami, perché non siamo ancora del tutto pronti. A livello di comunicazione, gestione e team management, non siamo pronti. In questo momento, solo sei allenatori sono full-time, mentre tutti gli altri sono part-time. In poche parole, il 95% lavora part-time. Però questi sono problemi che risolveremo più avanti, sperando di avere la necessità di trovare delle soluzioni”.

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