Ismaila Coulibaly, il fiore all’occhiello dello United World

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In un calcio sempre più caratterizzato dalla centralità dello scouting funzionale allo sviluppo di plusvalenze, la creazione di club satelliti si presenta come una delle soluzioni più adeguate  per conseguire il sopracitato scopo.

Se l’italianissima famiglia Pozzo si può considerare come una forza innovatrice in questo campo, con la creazione della triade UdineseWatford-Granada – quest’ultimo poi venduto ad un gruppo cinese – sono molti, ad oggi, i presidenti che scelgono questa strada. Ad acuire questa tendenza, indubbiamente, è stata la Brexit, che ha introdotto un sistema a punti che permette ai club di poter acquistare esclusivamente giocatori dai principali campionati continentali.

La difficoltà per i giovani del vivaio ad arrivare stabilmente nelle rose di compagini di Premier League è, inoltre, un ulteriore fattore che ha spinto allo sviluppo di partnership o di veri e propri club eterodiretti.

LO UNITED WORLD

Esistono diversi tipi di legami fra club. Dai semplici  accordi di collaborazione, come quello esistente tra Chelsea e Vitesse in Olanda, dove il club di Londra parcheggia diversi giocatori del proprio vivaio affinché completino il percorso di crescita, fino a vere e proprie galassie, delle quali più club fanno parte.

Un esempio lampante è quello relativo allo United World. Fondato dal Principe saudita Abdullah Al Saud, il gruppo ha come perno lo Sheffield United, club appena retrocesso dalla Premier League. Intorno alle Blades girano altri quattro club, strategicamente orientati per rifornire la casa madre e per consentire alla società di casa al Bramall Lane di accaparrarsi i migliori talenti anche da campionati minori, superando gli ostacoli posti dalla Brexit.

Fonte foto: profilo Twitter @SheffieldUnited

Il club più vicino ai biancorossi è il Beerschot, società neopromossa in Pro League e reduce da una stagione vissuta in zona play-off. Fuori dal Vecchio Continente sono state acquistate due società apparentemente periferiche ma potenzialmente centrali in quelli che potranno essere due futuri bacini centrali. La prima è l’Al Hilal, club di Dubai, mentre recentemente è stato inglobato il Calicut Quartz FC, militante nella terza divisione indiana.

Infine, nello scorso mese di marzo, il Principe ha deciso di sbarcare anche in Francia, acquistando lo Chateauroux, club storico ma invischiato nella lotta retrocessione per non scendere in National 1. I rossoblù non sono riusciti a mantenere la categoria, nonostante l’ottimo impatto del nuovo tecnico Marco Simone, ma le ambizioni dello United World sono quelle di risalire immediatamente, contando anche sul supporto dei club fratelli.

Infatti, ciò che contraddistingue il gruppo internazionale è una sostanziale centralizzazione dello scouting, fondamentale per trovare giocatori funzionali al progetto nella sua globalità. Ogni club possiede un proprio management, ma la condivisione dei profili risulta imprescindibile per la buona riuscita del progetto.

IL CASO ISMAILA COULIBALY

Un altro aspetto importante è quello della circolarità dei giocatori.

I ragazzi del vivaio dello Sheffield vengono svezzati in Belgio, i giocatori non ancora pronti per il Beerschot crescono a Chateauroux. Infine, il club in Dubai e quello in India consentono di tenere monitorati i mercati extraeuropei.

La retrocessione dello Sheffield United in Championship non ha cambiato le ambizioni del Abdullah, ma ha anzi dato nuova linfa al progetto, come dimostra la scelta di puntare su Jokanovic, tecnico esperto in promozioni.

 

La virtuosità della concezione di calcio portata avanti dalla famiglia saudita si evince soprattutto dal caso di Ismaila Coulibaly. Il centrocampista maliano classe 2000, infatti, è stato acquistato la corsa estate da parte dello Sheffield United dai norvegesi del Sarpsborg 08, club molto attento al mercato africano.

Girato in prestito al club satellite belga, Coulibaly ha disputato una stagione di alto livello, mettendosi in luce con il Beerschot, dove ha ricoperto il ruolo di frangiflutti in un centrocampo sbilanciato in avanti per la presenza di elementi come Holzauser e Sanusi.

Dopo un inizio di stagione caratterizzato da continuità nelle prestazioni e da un rendimento costante, il calo generale degli uomini allenati da Will Still nella seconda parte del campionato non ha smorzato l’impatto globale di Ismaila, vera e propria forza equilibratrice nei meccanismi tattici del B.V.A.

Proprio il profilo del maliano risulta uno dei più appetiti a livello di caratteristiche, tra le quali spiccano l’elevato dinamismo, la forza nel contrasto e la reattività nelle chiusure. Si può parlare, quindi, di quello che è il prototipo del moderno centrocampista difensivo, capace di essere a proprio agio sia in un centrocampo a tre sia in una diga formata da due mediani.

Lo Sheffield può, quindi, puntare su un profilo già pronto per provare immediatamente la risalita nella massima serie inglese, sempre se saprà resistere alle sirene di molti club europei, attratti dalle doti del giovane centrocampista.

 

Fonte immagine di copertina: Getty Images