Aprile non è maggio e nemmeno giugno. Così come febbraio e marzo sono e rimangono febbraio e marzo. La Juventus a partire dalla gara contro l’Empoli in casa è andata in apnea ed è tornata a respirare principalmente grazie ai risultati negativi delle inseguitrici.
Non siamo usciti dalla crisi ma oggi la classifica è migliore, complice anche la quasi certezza di avere cinque squadre italiane in Champions League il prossimo anno. I pianeti si stanno allineando a favore dei bianconeri, che sono però entrati in modalità “ferie anticipate” con solo due vittorie in campionato in oltre due mesi e mezzo. Undici punti in undici partite è un rendimento ben lontano dagli standard della Vecchia Signora.
IL TECNICO
Una svolta sarebbe servita già da tempo ma Allegri non sembra intenzionato a modificare nulla nemmeno nelle ultime sette (otto se sarà finale di Coppa Italia) partite della stagione. Il cambio Chiesa-Yildiz sembra ormai una costante e il numero 7 italiano pare (eufemismo) non aver preso troppo bene questa sostituzione programmata in occasione del Derby di Torino. Se la Juve non prova il tridente nemmeno quando serve sbloccare la partita allora non capisco quando dovrebbe farlo. L’allenatore nel post partita ha spiegato che per una questione di equilibri preferisce non sbilanciare la squadra che a suo modo di vedere potrebbe rischiare troppo in questo periodo. “Non è il momento di fare esperimenti, abbiamo un obiettivo Champions troppo importante da raggiungere”. Tradotto: secondo Max con le tre punte sarebbe addirittura possibile un rendimento peggiore di questo. Ma se qualche mese fa si rimandava l’ipotesi tridente e oggi non è il momento di fare esperimenti, quando si proverà a migliorare questa squadra? Aprile non è giugno: ci sono altri 18 punti in palio e una finale da conquistare e vincere. E forse quel tridente potrebbe essere una soluzione e non un danno. Fino a quando non si proverà non lo potremo sapere.
I RAGAZZI
Se Atene piange, Sparta non ride. Allegri è nell’occhio del ciclone ma i calciatori non sono esenti da colpe. Ancora una volta: aprile non è né maggio, né giugno, così come non lo erano febbraio e marzo. Se qualcuno sta già tirando i remi in barca per via di un distacco ormai eccessivo dalla vetta ho una notizia sconvolgente: serve terminare la stagione onorando la maglia della Juventus. E detto in modo anche molto populista, pure l’ingaggio che viene riconosciuto a tutti quanti visto che i bianconeri hanno i costi di gestione maggiori di tutta la Serie A insieme all’Inter. Modalità vacanze o risparmio energetico in vista dell’Europeo di quest’estate?
Sinceramente poco mi importa. Se qualcuno dentro alla Juve pensa che raggiungere la zona Champions o una finale di Coppa Italia sia sufficiente a far passare come positiva una stagione forse ha sbagliato società. Con tutto il rispetto verso realtà differenti da quella della Continassa, ma forse alcuni tesserati dovrebbero risintonizzare le priorità oppure accettare di dover fare un passo indietro rispetto al livello del club in cui giocano o allenano. “Fino alla fine” è un motto ma pure uno stile di vita e la stagione finisce il 26 di maggio, che è praticamente giugno, ma sicuramente non è aprile, marzo o febbraio.