I Pink Floyd hanno salvato il Bolton. O meglio, uno di loro ce l’ha fatta. La squadra del Lancashire ha rischiato grosso con la parola fallimento, dato che se non fosse stato per il gruppo Football Ventures (in cui rientra anche l’ex batterista Nick Mason), il club sarebbe scomparso. Invece la cordata ha permesso che i Trotters, pur espulsi dal campionato di First Division, trovassero una possibilità di vita, che in extremis ha permesso loro di esistere.La corte della Cassazione inglese aveva chiesto la revoca del marchio ed era pronta a avviare le pratiche per il fallimento. Società e dipendenti non vedevano stipendi da mesi, e addirittura, anche l’acqua il cibo nelle foresterie erano alle ultime riserve. In una situazione di totale drammaticità è arrivata l’ancora di salvezza. La dark side, per quanto toccata con mano, per ora a Bolton può aspettare.
Il Bolton, seppur in Second Division, non è stata negli anni così lontana dalla Premier League. I The Trotters fino al 2012 sono stati una buona realtà della massima divisione inglese (in cui hanno giocato 11 anni di seguito), mai troppo in alto da risultare interessante, molto spesso a cavallo tra il settimo-ottavo posto e la metà della parte destra della classifica. In quegli anni al Reebok Stadium – oggi Macron Stadium – per la squadra di Bolton sono passati molti giocatori importanti del calcio internazionale, oppure, promesse che negli anni sono esplose altrove. Insomma si è passati da una squadra di buon livello e di un interesse popolare non solo in Inghilterra ma anche in Europa – qualificazione in Coppa UEFA nella stagione 2007-2008 -. Per Bolton sono passati l’ex talento dell’Arsenal Jack Wilshire, lo svedese Johan Elmander, la stella Nicolas Anelka, lo storico capitano e recordman Jussi Jaskelaainen, i Blues Gary cahill e Marcos Alonso, il celebre Ricardo Vaz Te, l’ex pilastro dell’Olympiacos Selios Giannakopoulos. Molti nomi importanti di diverse fasi della storia del calcio. Peccato però che il presente, quello che conta, l’hic et nunc, non guardi più verso Bolton, nel Lancashire.
IL GRANDE CALO
Da un’indagine di Transfermarkt.it, i Bolton Wanderers sono passati da una rosa dal valore di quasi 100 milioni nel 2012 ai quasi 10 (8,8) dell’ultima stagione. Un disastro sportivo maturato negli anni a causa delle retrocessioni, di negligenza dirigenziale e delle più normale difficoltà di campo che hanno conseguentemente mangiato denaro al club.

Il calo della rosa del Bolton Wanderers, fonte Transfermarkt.it
D’altronde, come citato sopra, la squadra ha avuto negli anni tanti giocatori di rilievo, molti non al momento noti – come Wilshire – ma che dopo poco sarebbero emersi clamorosamente. Con i suoi risultati il Bolton è stato incastrato in quel range medio di squadre inglesi, economicamente insufficiente per reggere le spese di un grande club ma in campo meglio di quanto facessero vedere un’altra decina di squadre. Per questo il Reebok Stadium non è mai stato una passeggiata per nessuno, e di fatto, il club dal 2003 (finale persa di League Cup con il Middlesbrough) al 2012 (anno della retrocessione) i Trotters hanno ottenuto rispettivamente 6°,8°, 7°,16°,13°,14°,14° e infine 18° posto. Un graduale declino conclusosi con una retrocessione inattesa, amaramente raggiunta solo all’ultima giornata in un tete a tete con il QPR, ai tempi impegnato all’Etihad di Manchester contro il City poi campione.
UN PARALLELO
Il disastro del Bolton, se così si vuole chiamare, è maturato inizialmente come la crisi di tanti altri club poco fortunati, ma il cui successivo acuirsi, poi, è stato accelerato a causa di ampie difficoltà dirigenziali. Ovviamente il campo è stato il problema maggiore: tre retrocessioni in otto anni e un valore dell’organico che si è andato sempre più assottigliandosi. Senza fallimento ma con molte ripercussioni sulla storia personale, anche il Sunderland ha subito un processo simile ai Trotters. I Black Cats del Tyne sono passati in poco tempo dalla Premier League alla League One. A testimonianza della grave involuzione dei biancorossi dello Stadium of Light c’è un documentario di Netflix, girato proprio per proiettare in mondovisione la grande rinascita del Sunderland ma che invece, con gran rammarico dei tifosi, ha reso ancora più nota la grande difficoltà del loro club.
Il calcio contemporaneo vive purtroppo di molte storie simili: top club sempre più ricchi e abbienti e squadre di seconda fascia intrise di difficoltà e avvolte da un futuro precario. Per i tifosi del Bolton che negli anni sono passati dalle sfide con Chelsea e United all’ansia della scomparsa dal calcio, l’arrivo della nuova cordata è la più classica delle manne del cielo. Un cielo che sopra il Macron Stadium è tornato a essere un po’ meno dark.
(Fonte immagine in evidenza: profilo Instagram del Bolton Wanderers)