Elettroencefalogramma piatto. Questo è quello che i tifosi rossoneri vedono da inizio anno: un Milan spento, poco combattivo e abbandonato a sé stesso. Qualche raro picco di adrenalina, seguito immediatamente da un anestetico quanto mai amaro. Eppure, quello che si nasconde dentro il cervello del Diavolo appare essere ben più articolato e, a tratti, complesso. Seguendo l'impostazione del nuovo successo di Paolo Genovese, abbiamo pensato di indagare le emozioni e i retropensieri di ognuna delle componenti dell'encefalo rossonero. Al posto dei volti di Marco Giallini, Claudia Pandolfi e chi più ne ha più ne metta, quindi, si parte dalla società per giungere alla squadra, passando per l'allenatore e, ovviamente, i tifosi. Ognuno di essi con un ruolo, un messaggio e un nome che incarnano i sentimenti e la situazione attualmente vissuta.
SOCIETÀ - APORIA
Probabilmente i primi, veri responsabili del clima teso e confuso che aleggia dalle parti di Milanello sono gli stessi che ad inizio stagione si erano vantati del binomio squadra-allenatore che avevano costruito.
Il termine aporìa, usato spesso nella filosofia greca, indica l'incertezza e le difficoltà che nascono dall'incapacità di risolvere un problema o una questione. Nel caso del Milan, soprattutto, si è assistito ad un progressivo smantellamento delle certezze che avevano portato allo Scudetto nel 2022, partendo dall'addio di Paolo Maldini, forse l'uomo che più di tutti in questo momento saprebbe ravvivare l'ardore dei giocatori, ammesso che ve ne sia uno.
Prima la scelta della società premia Fonseca (dopo aver rinunciato a Lopetegui per le troppe critiche), annunciando l'arrivo di “un calcio dominante, ma anche con l'equilibrio di difendere” (parole di Zlatan Ibrahimovic del 13/06/2024), poi una serie di operazioni in controtendenza con il lavoro dell'allenatore, come la cessione di Saelemaekers. Infine, l'esonero dello stesso Fonseca, dopo averlo confermato pochi giorni prima, per poter sfruttare la clausola nel contratto e potersi accaparrare il libero Conceição. Il mercato di gennaio improntato sullo sconfessare quanto fatto durante l'estate, cedendo Morata e investendo per il cartellino di Gimenez, valutando la cessione di Emerson Royal, poi infortunatosi, e di Pavlovic, ad oggi centrale nello schema difensivo. Oltre ad avere accettato, secondo indiscrezioni, l'offerta del Como per Theo Hernandez, privandosi potenzialmente di uno dei capisaldi della squadra, seppur evidentemente sottotono.
Nel mezzo, troppi silenzi e troppi tentativi di spegnere le polemiche, evitare le domande spinose e giustificare il proprio operato. La sensazione è che nel profondo, nella segretezza delle stanze di Casa Milan, ci sia la consapevolezza di non saper cosa fare.
LA SQUADRA - CAOS
Come descrivere meglio la situazione del gruppo squadra del Milan 2024-2025 se non la raffigurazione del disordine, della mescolanza di sentimenti e pensieri dei numerosi membri del gruppo.
Da inizio stagione, si sono contati innumerevoli episodi di insubordinazione, esclusioni comportamentali e viceversa mancanza di carattere. Dal caso cooling break con la Lazio alle polemiche social di Leao, passando per il caos del rigore strappato a Pulisc a in Fiorentina-Milan. Quello che si è visto durante questa stagione è un Milan capace solo a tratti di seguire i dettami del proprio allenatore, spesso mettendo in campo prestazioni del tutto prive della fame necessaria per portare a casa il risultato.
Eppure, il doppio derby vinto, la conquista della Supercoppa, o ancora il ratto dei tre punti al Santiago Bernabeu di Madrid sono tutti segnali che i presupposti per un'annata ben più soddisfacente ci sarebbero stati tutti. Anche in occasione dell'ultima uscita di sabato contro il Lecce, si è assistito al riassunto della stagione del Milan: un misto di fragilità difensiva, azioni confusionarie e passività disarmante tra tutti gli undici, annullata poi da una reazione probabilmente più tecnica che morale, scatenata soprattutto dall'ingresso in campo di tutto l'arsenale offensivo a disposizione di Conceição.
Ciò naturalmente accompagnato dalla poca affidabilità dei leader tecnici e morali della squadra, che in più di un'occasione quest'anno non sono riusciti a caricarsi il gruppo sulle spalle: su tutti, il rendimento di Maignan e Theo Hernandez è quello che sembra maggiormente peggiorato rispetto alle scorse stagioni, con i soli Reijnders e Pulisic che possono dire di aver sorretto la squadra finora. La mancanza di Rafa Leao in campo diviene sempre un problema per i compagni, i quali senza il portoghese appaiono quasi disorientati e senza riferimenti.
Con il senno di poi, viene da pensare a quello Scudetto vinto nel 2021-2022, quando i senatori di oggi erano delle gemme pronte a sbocciare e valorizzate dall'esperienza e dal carisma del gruppo. Dopo tre stagioni, gli stessi che oggi dovrebbero essere i punti di riferimento, sembrano faticare terribilmente.
ALLENATORE - CIDOIMO
La personificazione greca della confusione e del tumulto. In poche parole, quello che ha portato fino ad ora Sergio Conceição.
In 18 panchine da allenatore del Milan, l'ex Porto ha schierato addirittura 18 formazioni diverse. E se da un lato ciò può essere giustificato dagli infortuni e dai numerosi cambi avvenuti durante la finestra di gennaio, dall'altro ciò evidenzia lo stato confusionale in cui si trova il mister portoghese. Anche le sostituzioni a partita in corso hanno spesso sollevato più di qualche dubbio, come nel caso della gara contro il Torino, quando a fine primo tempo decide di cambiare modulo inserendo Leao al posto di Fofana e lasciando in campo l'ammonito Musah, salvo poi sostituire lo statunitense al 54' ricambiando assetto con l'ingresso di Abraham.
Inoltre, Conceição porta dietro di sé la nomea del tecnico dal carattere forte, viscerale e passionale. A tratti forse anche troppo. L'alterco acceso con Calabria, o l'uscita di scena stizzita dalla conferenza stampa dopo Feyenoord-Milan, sono forse esempi di foga e irritazione piuttosto eccessivi.
Naturalmente, Conceição è forse uno degli uomini meno responsabili del disastro Milan di questa stagione, avendo ereditato non solo i problemi tattici e umorali, ma anche quelli fisici, come i cali di condizione di Reijnders e Fofana. Tuttavia, è evidente che il suo arrivo non sia riuscito a smuovere le acque paludose di Milanello, da nessun punto di vista.
TIFOSI - NEMESI
Rabbia, frustrazione e delusione. Così potrebbe riassumersi la stagione vissuta dai tifosi rossoneri, non pienamente convinti dai movimenti estivi e sempre più sconfortati dal proseguire delle giornate.
Come si è arrivati però alla contestazione attuale, con parte dello stadio vuoto e un silenzio assordante durante la partita? A dire il vero, la contestazione era partita già durante l'autunno, quando si erano iniziati a diffondere i “Cardinale devi vendere” in qualunque ramo riguardasse il Milan, dallo stadio ai social. Con la vittoria della Supercoppa e i tanti acquisti di gennaio, per alcuni segno di una volontà attiva della proprietà di invertire la rotta e migliorare il livello della squadra.
Con il tempo e il susseguirsi dei (non) risultati, però, la tifoseria si è resa conto del tentativo di fumo gettato nei loro occhi, rendendosi conto che in realtà le cose non sono affatto cambiate. Osservando poi l'atteggiamento mostrato in campo nelle ultime uscite (soprattutto tra Feyenoord, Torino, Bologna e Lazio), era naturale aspettarsi un sentimento di sdegno e irritazione, scaturito poi nella contestazione attuale e nella diserzione da San Siro. Ancora da vedere come si concluderà la stagione, con la sensazione che però non basterà un'eventuale vittoria della Coppa Italia per ritenere una soddisfazione il secondo anno di presidenza RedBird.