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Pallone d'oro 1995 con la maglia del Milan, George Weah ha lasciato un'impronta importante nel passato rossonero. Nelle sue cinque stagioni col Diavolo, il liberiano ha spesso incantato a suon di magie e colpi da fuoriclasse. Tuttavia, nella sua intervista a La Repubblica, l'ex attaccante non ha nascosto la sua fede bianconera da piccolo proprio a poche ore dal big match tra Milan e Juventus. Tra le fila della Vecchia Signora è protagonista adesso suo figlio, Timothy Weah, autore di un eccellente avvio di stagione in cui ha già timbrato quattro volte il cartellino. Oggi, lo statunitense potrebbe addirittura essere schierato da centravanti da Thiago Motta, vista l'assenza di Vlahovic. E Timothy, questo pomeriggio, avrà un tifoso speciale, il padre, il quale ha svelato anche un aneddoto sul suo passaggio poi mancato alla Juventus. Di seguito vi proponiamo le sue dichiarazioni.
JUVENTUS - “Ero uno juventino incallito. Erano gli anni in cui Platini giocava nella Juve e tanti bambini africani stravedevano per lui, me compreso. Adoravo come tirava le punizioni, i rigori e noi piccoli che giocavamo per strada cercavamo di imitare il suo modo di calciare. Ma quando partiva dal suo piede la palla girava, noi invece non ci riuscivamo mai. Platini è stato un modello, una leggenda e io non ho mai smesso di essere juventino”.
MILAN-JUVENTUS - “Tiferò Juventus perché è la mia squadra del cuore e perché ci gioca mio figlio. Vorrei che fosse una bella partita. Se vince la Juventus sono contento, se vince il Milan non lo sono al cento per cento, ma un po’ sì. Mio figlio ha realizzato il sogno che avevo da bambino? Si può dire così”.
PASSAGGIO SALTATO - "Quando giocavo nel Monaco la Juventus si era interessata a me, ma ero ancora molto giovane e Wenger mi consigliò di restare in Francia ancora un po’ perché avevo bisogno di maturare. La Serie A, all’epoca, era forse il campionato più difficile al mondo. E così andai al Psg”.
