Miracolo Strasburgo, l’Alsazia torna protagonista

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Come in ogni stagione, anche quest’anno la Ligue 1 regala emozionanti e inaspettate sorprese. Dopo l’exploit del Lens nel corso della scorsa edizione, poi ampiamente ripetuto quest’anno grazie all’eccellente lavoro del tecnico Franck Haise, quest’anno gli addetti ai lavori sono rimasti e sorpresi dalla qualità di gioco e dallo spettacolo fornito dallo Strasburgo.

Partiti come potenziali candidati ad una disperata lotta per il mantenimento della categoria, gli alsaziani stanno stupendo, con 26 punti guadagnati in 17 partite e la sesta posizione occupata in classifica, a soli tre punti dal terzo posto, attualmente di proprietà dell’Olympique Marsiglia, avversario nel prossimo turno di campionato.

 

Eppure, come detto, le premesse non erano entusiasmanti.

LA RISALITA DALLE CENERI

Promossi in Ligue 1 nel maggio 2017, dopo una serie di tragiche peripezie, che avevano costretto uno dei più gloriosi club nel panorama transalpino addirittura alla retrocessione in CFA, quarta serie nazionale, gli uomini di Thierry Laurey, demiurgo del ritorno nella massima serie, si sono resi protagonisti di una cavalcata che li ha visti trionfare in Coppa di Lega e raggiungere i preliminari di Europa League.

Tuttavia, dopo stagioni caratterizzate da un discreto rendimento, soprattutto merito di  una notevole organizzazione difensiva, principale dote del navigato allenatore nativo di Troyes, la scorsa Ligue 1 ha visto i biancazzurri salvarsi in extremis, evitando gli spareggi con la terza classificata nella serie cadetta per solo due punti, a discapito del Nantes, che ha poi avuto la meglio del Tolosa.

LA VARIANTE STEPHAN

La partenza di Thierry Laurey, attratto dall’ambizioso progetto del Paris FC, oltre a un mercato mirato ma non pirotecnico, non suggerivano presagi entusiasmanti in vista di questa stagione.

Invece, le scelte del direttore sportivo Loic Desiré, già sul taccuino di club ben più blasonati, hanno consentito ai caldi tifosi che ogni settimana popolano la Meineau, stadio “british” situato in centro città, vero e proprio fattore decisivo, di tornare a sognare come non accadeva da tempo.

La chiave di questo percorso virtuoso è sicuramente la decisione di affidare la panchina a Julien Stephan. Precoce talento della panchina, figlio di Guy, vice-allenatore della nazionale transalpina, il classe 1980, protagonista di un percorso triennale nel Rennes, ha avuto occasione per rilanciarsi in un contesto caratterizzato da pressioni indubbiamente minori rispetto a quelle bretoni.

 

Stephan, orfano di elementi importanti come Kenny Lala, Stefan Mitrovic e, soprattutto, Mohamed Simakan, ambito da molte compagini nell’élite del calcio europeo, ha disegnato la squadra seguendo i solchi tattici già tracciati dal predecessore, ma mutandone la mentalità e l’atteggiamento.

 

OLTRE IL MODULO

Infatti, gli alsaziani si presentano con un 5-3-2, con Caci, profilo da seguire, in scadenza a fine stagione, e Guilbert, arrivato in prestito dall’Aston Villa, come quinti. La cerniera centrale, composta dall’esperto Djiku, insieme a Nyamsi e Perrin, promessa del settore giovanile dell’Olympique Marsiglia, si sta rivelando ermetica e adatta al sistema a tre, nonostante gli scetticismi legati alla struttura dei tre, bollati prematuramente come inadatti a coprire campo e a difendere aggredendo in avanti, come richiesto dal modulo.

La mediana a tre si presenta come ben assortita grazie alla presenza di elementi decisamente complementari. Thomasson, profilo decisamente offensivo, nato trequartista e abbassatosi per apportare qualità e cervello a centrocampo, si occupa della canalizzazione e rifinitura, mentre Ibrahima Sissoko, classe 1997, sui taccuini di club di medio alta fascia qualche anno fa, si dedica maggiormente alla rottura e alla rapida verticalizzazione, costituendo una vera e propria diga. In regia, seppur i tre centrali svolgano un ruolo capitale in fase di impostazione, si alterna Jean Ricner Bellegarde, che interpreta la mansione in maniera più dinamica, a Sanjin Prcic, già passato da Torino e Perugia.

 

SECONDO MIGLIOR ATTACCO

Tuttavia, la vera e propria arma degli uomini di Stephan è il potenziale offensivo. Secondo miglior attacco dopo quello stellare della capolista Paris Saint Germain, le coppie offensive biancazzurre interpretano perfettamente il canovaccio dei movimenti offensivi tipici del 3-5-2, già propri delle squadre, per esempio, di Antonio Conte.

Ludovic Ajorque, vero e proprio artefice della salvezza maturata la scorsa stagione, agisce da perno offensivo, dominante soprattutto nel gioco spalle alla porta e nei duelli aerei. Accanto al bomber della Meinau si alternano l’esperto Kevin Gameiro, da sempre letale negli ultimi sedici metri, e Habib Diallo, molto mobile, perfetto in coppia con una “boa”.

Il modulo e gli interpreti consentono al tecnico bretone di praticare un calcio basato sul recupero palla alto, con pressione apportata anche dai centrocampisti, e dalla possibilità, in fase offensiva, di cercare sia l’ampiezza, grazie ai quinti, che il gioco spalle alla porta di Ajorque e gli inserimenti delle mezze ali.

Poche squadre fino ad ora sono riuscite a resistere alla furia alsaziana, che ora si trova davanti al banco di prova più aspro, quello della continuità.