Andrea Pinamonti ha parlato a SportWeek del suo momento di forma in maglia Genoa, ma anche del suo obiettivo di tornare in Nazionale. L'ex attaccante dell'Inter ha per altro raccontato un momento che lo ha segnato, che risale ai tempi dei nerazzurri e che riguarda il suo rapporto con Mauro Icardi.
MOMENTO DI FORMA - "Le somme si tirano a fine stagione, ma sto vivendo un momento molto positivo. Sono orgoglioso di aver segnato goal decisivi: meglio solo uno alla volta, ma importante, che 2 in una partita vinta 5-0. Quando faccio bene e quando no, del giudizio altrui mi interessa relativamente. Sono sempre stato visto come il bravo ragazzo e lo apprezzo, però nel calcio e nella vita così rischi di passare per quello che puoi trattare come vuoi, tanto non dice nulla, non risponde e non si ribella. Invece io credo di avere la personalità per chiedere spiegazioni quando qualcosa non mi convince, ma è vero che bisognerebbe essere più figli di buona donna perché tutti lo sono con te e di conseguenza, se non lo sei anche tu, vai a perderci".
NAZIONALE - "Alla Nazionale ci penso costantemente, com'è normale che sia. Però non ho potere sulle scelte del ct, posso solo cercare di fare più goal possibili. Non ho ricevuto telefonate, ma se faccio bene al Genoa so che il resto è una conseguenza. Le squadre che stanno in alto in classifica hanno fatto più del doppio dei nostri goal. Ho già superato Retegui al Genoa, ma aveva saltato un po' di partite per infortunio. Non amo i paragoni con gli altri e neanche quelli con me stesso, la mia prima volta al Genoa è andata molto peggio".
CHIAMATA DEL GENOA - "Quando mi è arrivata la chiamata ho esitato. Ricordavo quanto era successo 5 anni prima e immaginavo che, persi Retegui e Gudmundsson, i tifosi si aspettassero un attaccante di livello. Quindi ci ho pensato perché in campo fai bene se sei sereno fuori. Se fossi tornato con la paura e con la testa piena di brutte idee, avrei rischiato un'altra stagione negativa. Ma ho sentito la fiducia di Gilardino, che mi ha fatto capire di volermi a tutti i costi. Alla fine sono tornato per far cambiare idea a coloro che me ne avevano dette di tutti i colori. Oggi posso dire di essere felicissimo di essere di nuovo a Genova, consapevole di essere un altro giocatore rispetto alla prima volta. Ci è voluto un po' per cambiare il mio rapporto con i tifosi, per cancellare certi pregiudizi. Ora allo stadio gridano il mio nome e in città mi fermamo per farmi i complimenti".
INTER - "Nella Primavera dell'Inter dormivo in convitto, una volta in prima squadra dovevo cercarmi casa. La trovo, ma veniva pronta dopo due settimane. Mauro Icardi mi chiama e mi dice: "Non voglio farti spendere i soldi dell'hotel. Di fronte a dove abito ho un appartamento che uso per parenti e amici. Ora è libero, te lo lascio a disposizione e non mi devi niente". Non solo: poiché non avevo la patente, ogni mattiva passava a prendermi in macchina per andare insieme all'allenamento. Insomma, lui era il capitano dell'Inter e io un ragazzino, eppure mi ha trattato alla pari. Avrà visto qualcosa in me che gli piaceva, gli sarò per sempre grato. Lo sento ancora. Icardi è sempre stato etichettato per qualcosa che non è, un po' come Balotelli, che al Genoa si è dimostrato un bravissimo ragazzo, molto umile e capace di andare d'accordo con tutti. Icardi lo vedevo come l'esempio perfetto del centravanti, avrei voluto tutto di lui".