Libertà intellettuale e genialità tecnica. Così probabilmente si può riassumere in maniera totale uno dei profili più controversi del calcio femminile globale. Fresca vincitrice del Mondiale con i suoi Stati Uniti, Megan Rapinoe si può definire ad oggi come una delle calciatrici migliori sulla Terra. In Francia ha inoltre ricevuto l’attestazione di miglior giocatrice del torneo mondiale e titolo di capocannoniere. Nonostante ciò, in patria non riscuote l’unanimità di apprezzamento da parte dell’opinione pubblica, complici soprattutto gli svariati screzi verbali avuti con Donald Trump.
MONDIALE DA PROTAGONISTA
Prima di analizzare il profilo personale della giocatrice, non si può non soffermarsi sul grande torneo disputato dalla centrocampista dei Seattle Reign. Arrivava alla competizione con un bagaglio di esperienza sconfinato, dato soprattutto dai suoi 17 anni di attività. Da sempre ha attestato qualità tecniche fuori dal comune, che l’hanno portata sin dalla giovane età ad essere una delle stelle della nazionale statunitense. Questo mondiale però poteva celare grandi insidie, date soprattutto dall’età della giocatrice. A 34 anni stanziare in maniera perenne ad alti livelli non è semplice, soprattutto se si agisce da ala sinistra e bisogna mantenere un continuo cambio di passo per favorire la squadra.
Al Mondiale, in 7 partite è riuscita a siglare un totale di 6 reti, diventando, come detto poc’anzi, il capocannoniere del torneo. Bisogna inoltre sottolineare come cinque delle sei reti realizzate siano reti di enorme importanza per la sua squadra nel proseguo della competizione. Agli ottavi, contro la Spagna, è stata lei a sbloccare il match e a riportare le sue compagne in vantaggio grazie a due reti su rigore. Doppietta che ha siglato successivamente anche ai quarti di finale, contro i padroni di casa della Francia. In finale, nella partita decisiva per consegnare al proprio Paese il quarto mondiale della propria storia, è stata proprio la ragazza di Redding a mantenere i nervi saldi dagli undici metri, regalando su calcio di rigore il momentaneo 1-0 alle proprie compagne.

Fonte: profilo Instagram ufficiale di Megan Rapinoe
Senza eccessivi dubbi la Rapinoe rappresenta il leader tecnico ed emotivo di questa nazionale, la compagna da servire nei momenti di difficoltà della squadra. Gli USA hanno faticato forse più del dovuto nel corso di questo mondiale, spesso per una sottovalutazione ingiustificata dell’avversario. Tuttavia proprio la presenza del capitano ha permesso alle ragazze di Jillian Anne Ellis di alzare il tanto agognato trofeo finale.
CONTRO LE CONVENZIONI SOCIALI
Uno spirito libero, una donna fervente sostenitrice dei propri ideali. Non sono ultime le campagne promosse dalla giocatrice a favore della parità di genere, sia in campo sportivo che in termine economico. È stata inoltre una delle prime sportive a dichiarare pubblicamente la propria omosessualità, nel 2012, quando ancora era emotivamente legata alla calciatrice australiana Sarah Walsh. Dal 2017 è invece felicemente fidanzata con Sue Bird, stella dei Seattle Storm, squadra cestistica della WNBA.
Negli ultimi mesi è impazzata su qualsiasi social media la grande diatriba verbale con Donald Trump. I due si sono scontrati, a più riprese, in merito alla tutela dei diritti della comunità Lgbt, di cui lei è grande promoter. La giocatrice non riscontra nell’impianto legislativo statunitense una libertà totale verso persone con una sessualità differente. Trump, invece, dall’alto del suo conservazionismo preferirebbe limitare i diritti verso tali personalità.
Nel 2016 la giocatrice, durante l’inno della propria nazionale, ha scelto di inginocchiarsi, volendo dimostrare come gli Stati Uniti vivessero di sudditanza psicologica nei confronti del proprio leader politico. Trump ha successivamente definito questo gesto come un oltraggio alla bandiera e al proprio Paese, chiedendo la sospensione sia per lei che per altri sportivi (Colin Kaepern su tutte); rei solamente di aver protestato nella medesima maniera.
RIFIUTO DI RECARSI ALLA CASA BIANCA
Rapinoe ha disputato tutto il mondiale francese rifiutandosi categoricamente di cantare l’inno americano. In questo frangente l’obiettivo della protesta è riscontrabile nelle politiche di Trump circa l’immigrazione e l’integrazione ritenute eccessivamente limitanti. A labbra serrate conduceva la sua personale protesta al potere, dichiarando già anticipatamente di non volersi recare alla Casa Bianca qualora la squadra fosse riuscita a vincere il mondiale. La risposta del presidente non si è di certo fatta mancare:
“I club, a parte quelli di Nba, amano venire alla Casa Bianca. Io sono un grande fan della squadra americana e del calcio femminile, ma Megan dovrebbe pensare a vincere prima di parlare! Finisca il lavoro! Non abbiamo ancora invitato Megan o la squadra, ma lo faccio ora, sia che vincano oppure che perdano. Megan non dovrebbe mai mancare di rispetto al nostro Paese, alla Casa Bianca o alla nostra bandiera, soprattutto perché è stato fatto tanto per lei e per la squadra. Siate orgogliosi della bandiera che rappresentate”.
Parole forti da parte del magnate americano, che di certo testimonia ulteriormente una fermezza di opinioni propria dell’individuo. Tuttavia la Rapinoe a vincere ci ha pensato, anche piuttosto bene. Come citato precedentemente, infatti, è stata proprio lei la mattatrice del torneo grazie alle 6 reti realizzate. In finale, a seguito del rigore siglato, la sua esultanza non lascia scanso di equivoci: braccia larghe e labbra serrate, quasi come a voler dire “Guarda dove sono e cos’ho fatto“. Ad oggi, tuttavia, ancora non si sa se la squadra si recherà in visita alla Casa Bianca oppure preferirà seguire il proprio capitano e rifiutarsi di realizzare questa presenza pubblica.

Fonte: profilo Instagram ufficiale di Megan Rapinoe
Non si pensi tuttavia che negli States la popolazione appoggi totalmente la sua campagna. Una bella fetta dell’opinione pubblica, difatti, etichetta questo comportamento come una mancanza di rispetto nei confronti del Paese, definendo la calciatrice una sorta di traditrice. Chiaro, tuttavia, che a fronte di persone che quasi la disconoscono come connazionale, una grossa percentuale del popolo è pronta a sostenerla sia pubblicamente che a livello mediatico, soprattutto tramite l’hashtag lanciato nell’ultimo periodo: “#FuckingWhiteHouse“.
(fonte immagine copertina: profilo Instagram ufficiale di Megan Rapinoe)