Moderna rivisitazione della vecchia araldica nobiliare, lo stemma, oggi come nel passato, svolge il compito di riconoscimento simbolico, anche se il contesto del moderno uso si può dire essere profondamente mutato. Segno del riconoscimento dello status della casata nobiliare in epoca feudale, oggi lo stemma (per come noi lo concepiamo) rimane un segno distintivo di una determinata realtà. Immagine identificativa ma anche, ovviamente, evocativa. Nell’universo calcistico il linguaggio figurativo del simbolo, stemma, logo (per come lo si voglia chiamare) diviene elemento principe della realtà, della storia e della filosofia di un club.
Questo è “Te lo spiega il Diez”, la nostra rubrica settimanale volta a spiegare regole, innovazioni, curiosità e aspetti sul mondo del calcio nel suo insieme.
NATURA DEL LOGO
L’origine degli stemmi utilizzati dalle squadre di calcio non percorre sempre le stesse modalità di ideazione e sviluppo. Certi club portano ancora oggi l’idea originale con qualche rivisitazione, altri inseriscono o tolgono alcuni elementi, altri ancora cambiano totalmente il proprio simbolo rappresentativo per le motivazioni più varie….
Il contesto culturale, pur non essendo determinante, incide moltissimo in questo tipo di ideazioni. Ad esempio, nelle grandi città industriali, spesso accade che lo stemma venga stilizzato sulla base di quell’elemento costitutivo che ha reso prospera e ricca la città (come nelle due squadre di Manchester).
Vi siete mai chiesti perché il Gent avesse come simbolo un nativo americano con tanto di corona di piume? Si sa, il Belgio non fa parte delle grandi praterie dell’Ovest… quindi perché proprio un nativo americano? È bastata una visita del complesso circense di Buffalo Bill nel 1895 per segnare l’immaginario collettivo dei cittadini belga. Gli abitanti di Gand sono rimasti così tanto stupiti dalla performance dei pellerossa, che dopo svariati anni di distanza, nel 1924, hanno deciso di rappresentare la loro società calcistica con questo particolare logo.
In questo caso il contesto originario belga non ha influito in modo determinante, ma è stato il singolo episodio ad aver portato al successivo impiego di una tale icona.
L’INCONSUETA RAPPRESENTAZIONE
La bellezza dei loghi, spesso risiede proprio nell’inusuale disegno utilizzato per rappresentare il club. Elementi bizzarri e unici divengono stemmi, e grazie alla loro particolarità entrano subito nell’immaginario calcistico, dando luogo ad una grande attrattività. Proprio l’inusuale, il bizzarro, legandosi al mito o a certi elementi difficilmente rappresentabili (se non con altri simboli, parliamo ad esempio di elementi astratti) fanno da base a raffigurazioni speciali dalla grande fortuna iconografica.
Siamo qui per parlare del trifoglio.
Nel trifoglio, nella sua rappresentazione, prende vita quella vecchia ma sempre valida credenza che reputa la piccola piantina come portatrice di fortuna e fertilità. Utilizzato come talismano portafortuna, il “trifolius” ha storicamente affondato le sue profonde radici mistiche e fortunose in gran parte dell’Europa fin dai tempi antichi.
Elemento caratteristico della cultura di certe popolazioni, il trifoglio come simbolo trascende il singolo utilizzo della singola comunità, abbattendo ogni barriera spaziale, temporale ed anche culturale, divenendo quindi emblema diffuso e apprezzato di tutte quelle qualità a cui la credenza fa riferimento.
L’iconico Trifoglio quindi ha, oltre ad un’estetica notevole negli stemmi (ma qua si parla di gusti soggettivi) una potenza suggestiva che viaggia e si codifica in tante realtà totalmente slegate tra loro. Vediamo da che club ed in che contesto il trifoglio viene sventolato sulla propria bandiera.
CELTIC
Il Celtic è stato fondato nel 1887, da una parte della corposa popolazione coloniale irlandese insediata nella città scozzese di Glasgow.
Alla radice fondativa del club esiste quindi, questa folta rappresentanza irlandese che come simbolo ha scelto un elemento tipico della cultura irlandese. Una rivendicazione forte della propria patria d’origine, che ben segnava la distanza culturale e sociale con gli scozzesi di Glasgow. Il primo stemma utilizzato è stato la celebre croce celtica, segno della fede cattolica irlandese.
La croce però, ai nostri giorni, non rappresenta più il club. Dal 1977 si è deciso per il cambio di logo, che ancora oggi è composto dall’iconica immagine del quadrifoglio irlandese, simbolo di unità, fede, misericordia e speranza.
PANATHINAIKOS
Club ateniese, fondato nel 1908. L’ideatore dello stemma, è stato un giocatore della squadra. Michalis Papazoglu, nel 1918 propone l’idea di rendere il trifoglio il simbolo della franchigia.
Nonostante il trifoglio generalmente venga ritenuto segno di buona fortuna, armonia e unità, la scelta della piccola pianta erbacea pare non essere stata dettata solo dalla fama di portatrice di fortuna. Un episodio specifico ha segnato questa decisione.
Nel 1906 Billy Sherring ha vinto alle olimpiadi di Atene come maratoneta, portando sul petto un trifoglio verde; un’immagine che Papazoglu si è portato dietro fino al 24’, quando alla decisione sul cambio del logo Michalis ha proposto l’adozione del verde trifoglio.
GREUTHER FURTH
La squadra di giovane, anzi giovanissima fondazione (1996) attualmente milita nella prima divisione del calcio tedesco. La squadra, natia di Furth, innalza come vessillo uno sfavillante trifoglio verde su sfondo bianco.
L’impiego di questo simbolo si riferisce alla storica araldica cittadina che fin dal medioevo mostrava in sua rappresentanza il trifoglio. Che sia Grecia, Germania o Scozia, tutti questi club hanno nel loro stemma per ragioni e motivazioni diverse il trifoglio (o quadrifoglio, variante più rara del trifoglio) a difesa della loro sorte.
LA TRAZIONE
Il trifoglio è associato a San Patrizio, il Patrono d’Irlanda. Durante la sua missione di conversione al cattolicesimo, il Santo usò la forma delle foglie per chiarire ai Celti il concetto divino cattolico della trinità. Le tre foglie unite, ma distinte allo stesso tempo, furono estremamente utili e perfette per semplificare il complesso dogma.
Dopo San Patrizio, venne associato a San Colombano evangelizzatore non solo in Irlanda ma di tutta Europa, portando così ad una rapida diffusione del suo mistico utilizzo e potere. La fortuna religiosa, veniva associata al numero 3, che era considerato sacro e con poteri mistici.
Uno di questi poteri era quello di allontanare gli spiriti maligni e proteggere: da qui la sua espansione come amuleto sino ai nostri giorni. Molte credenze erano basate sul concetto della trinità, indice della divinità, del tempo, e dell’equilibrio tra le diverse energie. L’aspetto religioso qua dichiarato accostava sempre in quelle tre foglioline le nobili qualità di fede, amore e speranza.
La natura del simbolo fortunoso, ben lega a sé una società sportiva.
Così è stato agli albori delle prime società calcistiche descritte, e così potrà essere anche in futuro. Perchè se esiste un fondo di verità in questa folkloristica storia, è sicuramente di buon auspicio avere come forza di rappresentanza l’incarnazione vegetale della buona sorte e delle nobili virtù. Un modo come un altro per far fronte alle spericolate montagne russe della sorte, che rende il mondo del pallone così divertente quanto distante da ogni logica.