È un fiume in piena David Han Li, ex direttore esecutivo del milan sotto la presidenza Yonghong Li e braccio destro dello stesso, quello che si ”confessa” alla rivista Forbes svelando diversi retroscena dell’esperienza con il club rossonero. Yonghong Li aveva acquistato il Milan il 13 Aprile del 2017, dopo una trattativa nata il 5 Agosto 2016 con la firma del contratto preliminare di vendita tra il gruppo asiatico e Fininvest. A seguito dell’inadempimento delle proprie obbligazioni verso il fondo d’investimento americano Elliott, il 10 Luglio del 2018 questo diviene proprietario del Milan sancendo, attraverso la decadenza del CDA con a capo Yonghong Li, la fine dell’era asiatica dei rossoneri.
PAROLE FORTI
Sono parole di un certo peso quelle di David Han Li, che lasciano trapelare amarezza per l’epilogo della vicenda Milan e che non nascondono insoddisfazione verso i dirigenti dell’epoca del club:
”È stato surreale. Il giorno dopo ci siamo resi conto che questo era un onere molto pesante. Da appassionato di calcio ho sicuramente capito cosa avevamo ottenuto, ma eravamo anche i dirigenti. Avevamo molti compiti e dovevamo assumerci la responsabilità. Per noi era così importante che il club facesse sempre meglio, quindi non c’era tempo di ragionare su ciò che avevamo fatto. Avevamo la responsabilità del club e di milioni di fan , il che non è facile. Volevamo essere amati e rispettati, tutti lo vogliono. In un certo senso ho dovuto adattarmi dall’essere un tifoso all’essere parte del club. Come proprietà, non eravamo coinvolti nelle decisioni quotidiane della dirigenza, ma abbiamo ricevuto consigli e discusso con i dirigenti diverse questioni importanti. I problemi non riguardavano i tifosi ma le persone di alto livello, le persone importanti, le persone che avevano il potere, quelle che volevano proteggere i propri interessi. Quindi è diverso. Avrebbero tentato di fare di tutto per allontanarci, per tenerci fuori dal giro. Le difficoltà sono arrivate anche dalla Cina, gli imprenditori sono stati gravemente colpiti dalla decisione del governo cinese di modificare le regole sugli investimenti all’estero. È stata una decisione presa dal governo cinese e l’abbiamo capita e rispettata una situazione che ha portato a cercare una soluzione per portare a termine l’acquisto del club, e che è stata trovata nelle risorse messe a disposizione da Elliott. Abbiamo dovuto mettere in media 10 milioni di euro al mese, ma i capitali di cui aveva bisogno in origine il club erano molti meno. Abbiamo dovuto investire più capitale nella società, nel club. Era molto più di quanto ci aspettassimo. Tuttavia, la nostra intenzione era di riportare il club in alto, il Milan era rimasto in silenzio molto tempo e dovevamo cambiare le cose. Siamo rimasti molto sorpresi quando abbiamo visto il bilancio, le entrate provenienti dalla Cina erano quasi nulle. Allo stesso tempo eravamo entusiasti, dato che ci siamo resi conto che potevamo davvero fare qualcosa per portare ricavi dalla Cina al club”.
(Fonte immagine: archivio Numero Diez)