Siamo all’ottanduesimo minuto alla Red Bull Arena di Salisburgo e gli RBS tentano l’affondo che alimenterebbe le speranze di passare i sedicesimi di Europa League, Kostic recupera palla nel reparto arretrato del Eintracht Francoforte e corre veloce in un contropiede di “Wheiana memoria”… il pallone arriva ad Andrè Silva che dalla corsia sinistra si accentra e dipinge una traiettoria deliziosa alle spalle di Stankovic: il Francoforte è qualificato agli ottavi della fu Coppa Uefa. A Gondomar è festa, nel nord del Portogallo si celebrano le sue giocate come fosse il Capodanno cinese ma la sua carriera, seppur non lunghissima, è nota per essere altalenante.
UN GIOIELLINO PER IL PORTO
Il movimento calcistico portoghese è, da sempre, alla spasodica ricerca di giocatori in grado almeno di eguagliare la loro colonna portante: Eusebio. L’avvento di Cristiano Ronaldo ha smosso i sentimenti dei cugini degli spagnoli ed ha innalzato il livello di quel tipo di gioco. Nell’estate del 2011 il Porto conquistala sua venticinquesima Liga dando uno scarto di ben 21 punti alla seconda forza del campionato (il Benfica). In quello stesso periodo, gli osservatori di Villas-Boas trovano un piccolo gioiellino forgiato dalla Padroense. Quel centrocampista offensivo ha un nome ed un cognome: Andrè Miguel Valente Silva. Passano soli due anni ed il ragazzo nato a Gondomar esordisce con il Porto B dove sigla 24 reti in 85 apparizioni. Appena ventenne esordise con i Dragoni. Nel 2016 regala la qualificazione in Champions League grazie ad un rigore siglato in maniera eccelsa contro la Roma e di lì a poco entrerà nei cuori dei tifosi biancazzurri e non solo. La stampa lo elegge ad erede del ben più famoso CR7 che a sua volta lo incorona come campione assoluto. I suoi movimenti ed il suo fiuto nel gonfiare la rete fanno propendere i suoi allenatori nel spostarlo più vicino alla porta diventando centravanti puro. Agile, tecnico e forte fisicamente: un mix perfetto. Le sirene del calciomercato rimbombano nei pressi degli Os Azuis e Brancos. Il calcio portoghese ha forgiato un nuovo gioiellino pronto per essere immesso sul mercato dei top player.
milanO COME TRAMPOLINO DI LANCIO (?)
Il Milan si presenta nell’isola iberica con 35 milioni di euro e tenta di entrare nelle vene dei tifosi del Diavolo per non far rimpiangere SuperPippo Inzaghi. I colpi di genio e la classe lasciano però il posto ad una pressione psicologica che ha del paranormale. Alla seconda partita con i rossoneri, in terra europea, sigla una doppietta contro lo Skendja fissando il risultato sul 6 a 0. Piano piano perde la fiducia di tutti: tifosi e tecnico sono esterrefatti di come un potenziale fenomeno possa aver perso tutti le sue abilità in un solo anno. Due reti in ventiquattro partite in Serie A sono pochissimi, mentre gli otto gol in Europa League fanno sì che il classe ’95 abbia ancora estimatori in giro per il globo. Da trampolino di lancio, Milano si è trasformata in un vero e proprio incubo per il numero 9. Andrè Silva, però, sembra aver letto il libro di Yasuhiro Yamashita “Il talento e la tenacia della leggenda del judo: I grandi dello sport” . In questo testo, lo sportivo nipponico sottolinea come il talento unito alla dedizione possa essere la chiave di volta per una carriera stellata. I mesi estivi del 2018 sono insiti di critiche per l’attaccante portoghese e nessuno, nella capitale economica, crede più in lui: viene girato in prestito al Siviglia.
DALLA SPAGNA ALLA GERMANIA PER “TORNARE” AL SUCCESSO
L’inizio al Siviglia è paragonabile al sorriso di un bambino: gol e traiettorie geometriche fanno impazzire stampa e supporters. Nove centri in Liga e due in Copa del Re sembrano essere il preludio di un amore a lieto fine… eppure la stagione prende un verso indesiderato, il portoghese non incide più come ad inizio anno, ed il suo rendimento presenta una flessione pericolosa soprattutto per il suo carattere. La faccia da bravo ragazzo non aiuta in un settore dove bisogna avere la fame dei pescecani. Nel 2019 viene rispedito al mittente ma ai piedi della Madonnina non è ben accetto venendo così girato in prestito all’Eintracht Francoforte.
NOMADISMO
Un nomade in cerca di soddisfazioni, perchè i numeri fanno parte di lui nella stagione in corso pare dimostrare di poter tornare ai suoi livelli. Al servizio della Launische Diva riesce ad esprimere il suo calcio, lontano dalle male lingue e (ri)diventando il simbolo di una cittadina al nord di Porto: un gol ogni 196 minuti conditi da 2 assist. Nel 4-2-3-1 viene impegato come unica punta centrale in grado di svariare su tutto il fronte offensivo, spalle alla porta per chi di mestiere la deve buttare dentro, ma vuole anche impostare. Come dice una nota locuzione latina: “Caput imperare, non pedes”, perché in questi casi a comandare è realmente la testa!
Fonte immagine in evidenza: profilo Ig @AndréSilva