La Serie B che si sta avviando verso il rush finale si presenta equilibrata come mai prima d’ora.
Le prime sei in classifica sono racchiuse in soli 4 punti, in una bagarre davvero avvincente e che promette sorprese.
Al primo posto, quando mancano tre giornate alla fine, troviamo la Cremonese di Fabio Pecchia, che sta vivendo una stagione davvero fantastica. I grigiorossi sembrano i principali accreditati a tornare in A dopo 26 anni, e tutta Cremona è tornata a seguire con passione e speranza le sorti della squadra.

L’ANNIVERSARIO

“I bambini hanno fretta di crescere per cominciare. I maturi non vogliono invecchiare per paura di smettere.”
È davvero curioso che questa stagione magica dei grigiorossi capiti proprio nel centenario della nascita del più famoso cremonese di tutti i tempi: Ugo Tognazzi.
Tognazzi, uno dei più famosi attori italiani del ‘900, non ha mai nascosto il suo tifo per il Milan, ma, come amava spesso raccontare:

“Il Milan per me è stato mamma, poi fidanzata e adesso moglie, ma ho, da sempre, un’amante: la Cremonese, la squadra della mia città”

L’attore ha seguito con molta passione i grigiorossi durante le due annate in Serie A degli anni ’80, prima della sua morte nel 1990.
In quegli anni a tessere le trame del club c’era un altro cremonese classe 1922, grande amico di Tognazzi e artefice di una delle storie più belle del calcio italiano di quegli anni: Domenico Luzzara.

IL PRESIDENTISSIMO

“Io di calcio non capisco niente.”

Luzzara, nato il 1 gennaio 1922, amava ripetere questa frase, ma nessuno ci ha mai creduto fino in fondo. Effettivamente, però, il mondo del calcio non sembrava toccarlo più di tanto, ma nel 1967, spinto dal figlio Attilio, tifosissimo grigiorosso, diventa commissario straordinario del club, che si barcamenava a stento in Serie D.
Nel 1970 Attilio Luzzara muore in un incidente stradale, a soli 21 anni. Il padre, profondamente segnato dal lutto, decide di dedicare tutta la sua vita alla Cremonese, per mantenere una sorta di legame col figlio scomparso.
Persona genuina e benvoluta da tutti, il presidente impiega poco tempo a calarsi nel calcio, circondandosi di persone competenti e dimostrandosi completamente all’opposto dei pittoreschi e istrionici presidenti italiani dell’epoca.
La Cremonese, pur senza eccellere a livello di risultati, inizia a diventare un trampolino di lancio per molti ragazzi. Uno di questi giovani sarà un altro elemento importantissimo della rinascita della Cremonese. Si chiama Emiliano Mondonico e il grigiorosso lo ha tatuato nel cuore.

IL MONDO

“Se non fai fatica non ottieni nulla”
Mondonico nasce in provincia di Cremona nel 1947, esordendo con i grigiorossi nel 1966 e contribuendo alla promozione in C.
Grande amico di Attilio Luzzara, dopo le esperienze con Torino, Monza e Atalanta torna a casa, per rimanerci, nel 1972.
Dopo sette stagioni, Mondonico appende le scarpette al chiodo e il presidente, dall’alto della sua intelligenza, lo nomina immediatamente tecnico delle giovanili grigiorosse. Un’intuizione che darà alla svelta risultati incredibili.
Già nel 1981 il “Mondo” diventa allenatore della prima squadra, guidandola nel campionato di Serie B e riportandola nella massima serie, dopo 54 anni, nel 1983.
Durante l’esperienza sulla panchina grigiorossa, Mondonico lancia un ragazzo del posto, con i ricci e uno spiccato senso del gol, che lo porterà a vincere numerosi trofei in carriera, Gianluca Vialli.

IL BRACCIO DESTRO

Al tridente magico della Cremo manca ancora un nome, quello del direttore sportivo del club, Erminio Favalli. Ex ala guizzante negli anni ’60 e ’70, Favalli viene scelto da Luzzara nel 1984 come DS, dopo averlo apprezzato in quel ruolo nel Palermo.
Durante la sua era, i grigiorossi lanciarono diversi nomi importanti, tra i quali Attilio Lombardo, Giuseppe Favalli e Michelangelo Rampulla.
Il binomio LuzzaraFavalli porterà la Cremonese ad ottenere i risultati migliori della propria storia negli anni ’90, nella Serie A più dura di sempre.

IL MISTER GENTILUOMO

Dopo la separazione con Mondonico, avvenuta nel 1986, la Cremonese inizia a prendere l’ascensore tra Serie A e Serie B, fino al 1992.
In estate Luzzara e Favalli scelgono un allenatore semplice ed efficace, in linea con i valori del club, Gigi Simoni. La prima stagione del tecnico torinese con i grigiorossi termina con la promozione dalla Serie B alla A, con l’obiettivo di rimanerci per un po’.
Con Simoni la Cremonese rimane fino al 1996, togliendosi non poche soddisfazioni.

27 MARZO 1993, IL PRIMO TROFEO

Il Torneo Anglo-Italiano non è sicuramente una delle competizioni più importanti del mondo, ma rimane una delle rare occasioni, per club di seconda fascia, di vincere un trofeo internazionale.
Dopo i gironi, disputati tra novembre e dicembre, a febbraio 1993 le quattro squadre rimaste si giocano le semifinali. Il Derby County batte il Brentford grazie alla regola dei gol in trasferta, mentre la Cremonese demolisce il Bari allo “Zini” per 4-1 e poi impatta in Puglia.
La finale, giocata il 27 marzo nel tempio laico di Wembley, vede i ragazzi di Simoni, indemoniati, trovare il vantaggio con Verdelli. Dopo pochi minuti, però, il Derby pareggia con Marco Gabbiadini (nativo di Nottingham). Nella ripresa i grigiorossi legittimano la loro supremazia e vincono 3-1, grazie alle reti di Maspero e Tentoni.
Dopo 30 anni esatti, una squadra italiana torna a vincere un trofeo europeo a Wembley; l’ultima era stata la Coppa dei Campioni 1963, vinta dal Milan sul Benfica.

GLI ULTIMI TRE ANNI DI SERIE A

Dopo la vittoria del Torneo Anglo-Italiano e della Serie B, la Cremonese si dimostra matura per ritagliarsi un piccolo spazio nella massima serie degli anni ’90.
Guidati dal bomber Andrea Tentoni, letteralmente esploso nella sua prima stagione in A, i grigiorossi chiudono la stagione 1993/94 con uno storico decimo posto, in uno dei campionati più equilibrati della storia.
Nella stagione successiva, invece, il tredicesimo posto finale garantisce la salvezza per un solo punto. Il sospiro di sollievo arriva alla penultima giornata, grazie alla vittoria esterna sul Brescia per 1-2. Il secondo gol dei grigiorossi lo segna il capocannoniere della squadra, un ragazzo genovese che sembra segnare con una facilità disarmante, si chiama Enrico Chiesa e segna 14 gol nella prima stagione da titolare in Serie A.
Nel 1995/96, invece, la Cremonese incappa in una stagione fallimentare, con pochissimi acuti e un penultimo posto decisamente pesante.

IL DECLINO E LA LENTA RISALITA

L’ultima partita in Serie A dei grigiorossi resta il 7-1 subito dal Milan a San Siro il 12 maggio 1996.
Da quel giorno la Cremonese ha vissuto un rapido declino, che ha visto la squadra scendere addirittura in C2.
Dopo la morte di Luzzara nel 2006 (dal 2002 aveva lasciato il comando del club) e quella di Favalli nel 2008, la Cremonese ha faticato per tornare in Serie B, riuscendoci solamente nel 2017.
Negli ultimi quattro anni la squadra non è riuscita a centrare i playoff per la promozione, attestandosi costantemente a centro classifica. In questa stagione il vento sembra cambiato e il salto di categoria è davvero lì, a portata di mano.
I tifosi sperano di poter presto festeggiare il ritorno in Serie A, per poter tornare ad assaporare quelle domeniche magiche allo “Zini”.
Domenico, Attilio, Erminio, Emiliano, Gigi e Ugo da lassù sono pronti a tornare a  tifare per la Cremo contro le corazzate della Serie A, ripensando con nostalgia al passato.

ClaudioC
Scritto da

Claudio Parodi